Al via il piano del Comune per contrare il problema droga. Brugnaro: “Chi spaccia ha tutto il nostro disprezzo, chi consuma va aiutato”.
“Sono aumentati a dismisura, provengono soprattutto da fuori. È un fenomeno che tocca il cuore, ma che crea degrado. Per questo partiremo con una grande operazione sociale e di comunicazione”.
Con queste parole, a margine della cerimonia per i 209 anni dell’Arma dei Carabinieri, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è intervenuto sul problema droga, esploso in forma drammatica soprattutto – ma non solo – nella zona della stazione di Mestre, annunciando il varo di un piano integrato che combini le forme maggiormente repressive a quelle sociali, dedicate al sostegno ai consumatori.
Del resto il tema droga e degrado è da tempo argomento molto caldo e le due recenti morti per overdose non hanno fatto altro che certificarne tutta l’urgenza.
“In questa partita ci siamo dentro fino al collo – ha detto – e ci stiamo impegnando grandi risorse, anche economiche. La nostra idea è di agire sul piano dei servizi sociali e su quello igienico-sanitario. Abbiamo già iniziato attivando una sala che funziona a pieno regime di notte, nell’area di via Giustizia, dove portiamo i ragazzi sotto effetto di stupefacenti a tranquillizzarsi e a riprendersi. Ora – prosegue – daremo l’incarico alla cooperativa che se ne occupa di estendere il servizio anche durante il giorno, iniziando dalle 8 di mattina”.
Inoltre il sindaco propone di “intercettare” i tossicodipendenti che provengono da fuori città già nel momento in cui arrivano alla stazione di Mestre: “L’idea è di aspettarli fuori dalla stazione, quelli già colpiti da daspo vanno rimessi sul treno per farli subito tornare indietro. Inoltre, notifichiamo questi daspo ai sindaci e alle Asl dei loro territori di provenienza, per segnalare le situazioni di queste persone agli enti competenti: un lavoro di comunicazione, per informare le comunità locali e fare in modo che se ne prendano carico. Per questi ragazzi, i consumatori, sapere che mamma e papà verranno a conoscenza che c’è un daspo a loro carico potrebbe funzionare da deterrente”.
“Dividiamo tra spaccio e consumo – spiega -. Chi spaccia ha tutto il nostro disprezzo, mentre chi consuma è un ragazzo o una ragazza in grave difficoltà. Il problema è che il degrado sociale che creano è ormai fuori controllo. Arrivano in treno da fuori, non sono conosciuti ai nostri servizi sociali. In zona stazione comprano la droga e hanno urgenza di farsi. E lo fanno in mezzo alle case. Non è tollerabile”. Di qui l’intenzione di insistere sul lavoro “di strada”: “Abbiamo una specie di squadra operativa formata da operatori sociali, che girano con un furgone, operatori di Veritas con i sistemi di lavaggio e agenti di polizia locale a supporto”.
“Scriveremo sul furgone “servizi sociali”, in modo che sia chiaro – prosegue – e cercheremo di contrastare questo fenomeno che tocca il cuore. Non c’è astio nei loro confronti, sono persone in difficoltà. Ma forse i loro Comuni e le loro Asl non sono a conoscenza delle loro situazioni. Intercettarli è anche un modo per misurare e monitorare il fenomeno”. Infine, aggiunge il sindaco, “abbiamo aperto un’interlocuzione con i servizi della Regione che sono deputati alla disintossicazione: ma non è la nostra Asl che può erogare i servizi a queste persone, perché dovrebbero essere seguiti dai servizi dei loro comuni di residenza. Partiremo, quindi, con una grande operazione in tutto il quartiere”.
Fp Cgil: “Squadra acchiappa Daspo? Servono politiche sociali”
“Siamo d’accordo col sindaco: servono più servizi sociali e educatori di strada. Peccato che Brugnaro ci abbia messo 8 anni ad accorgersi dell’utilità dei servizi sociali” dichiara Paolo D’Agostino per la Segreteria della FP CGIL Venezia.
“Ma ancora una volta il Sindaco sbaglia mira. Non servono cacciatori di daspo con la scorta davanti la stazione, ma un piano di investimenti chiaro sulla riduzione del danno in stretta sinergia con le Ulss e una partecipazione attiva del Comune nei piani sociali di zona. È li che si collabora fra comuni e aziende sanitarie e si da stabilità ai servizi”.
“Evidentemente abbiamo vissuto in altri enti in questi anni. Gli Educatori di Strada, come altri servizi sociali, sono stati posti di fatto ad esaurimento da questa giunta, e nei servizi diurni sulla riduzione del danno sono rimasti ormai soltanto in 5 con le professionalità adatte a gestire questi servizi e un’età media di 50 anni. I lavoratori in appalto invece sono diversi e lasciati senza alcuna guida: spesso part-time involontari, quasi tutti precari e pagati ad ore e nessuna formazione specifica se non la loro passione e la voglia di aiutare chi ha bisogno. Ma non è così che si progettano servizi che funzionano” continua il Sindacalista della CGIL.
“Nessun progetto reale è in campo per sostenere questi servizi e le loro professionalità – spiega D’Agostino – Nell’ultimo appalto bandito il Comune non ha richiesto nessuna figura specifica per ricoprire quei ruoli, nonostante il lavoro effettivo svolto, e nessun percorso di formazione obbligatorio prima di andare in strada. Questo ha reso meno efficaci gli interventi e pericoloso il lavoro in quelle condizioni. Un lavoro precario e mal pagato, senza nessuna certezza di rinnovo contrattuale e quindi di stabilità degli interventi dati all’utenza”.
“È necessario per la città ripensare completamente il progetto – insiste D’Agostino per il sindacato dei lavoratori del pubblico impiego – basato su tre punti essenziali:
1. Servono meno polizia e più politiche sociali: fondamentali per ricostruire una fiducia con l’utenza per produrre risultati;
2. Servono interventi programmati, riflettuti e stabili nel tempo. Basati su figure professionali riconosciute e su contratti di lavoro stabili e con retribuzioni dignitose, anche aumentando il perimetro pubblico nella gestione dei servizi;
3. Serve un periodo di formazione obbligatoria prima che gli ‘Educatori di strada’ possano entrare effettivamente in servizio ed un affiancamento con personale preparato ad affrontare le situazioni di difficoltà che si vivono in strada durante i primi mesi di attività effettiva;
Basta misure spot: non serve far vedere i servizi sociali per le strade. La riduzione del danno non si improvvisa, né si comanda con un daspo”.
“Siamo disponibili ad un confronto preventivo sulla progettazione dei servizi prima che escano i capitolati di gara. Bisogna intervenire per tempo: ‘fatta la frittata, le uova non tornano indietro'” conclude D’Agostino.
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