Franco Gallo, Giuliano Amato, Alessandro Pajno e Franco Bassanini abbandonano il progetto dell’autonomia differenziata: “Non ci sono più le condizioni”
Aria di crisi ai vertici dell’autonomia differenziata. Quattro le dimissioni all’interno del Comitato tecnico per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire sul territorio nazionale. Ad abbandonare la nave sono stati Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex presidente del Consiglio di Stato e Franco Bassanini ex ministro della Funzione Pubblica.
Nella lunga lettera che i quattro dimissionari hanno inviato al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli e al presidente del Comitato, Sabino Cassese, hanno dichiarato di essere stati “Costretti a prendere atto che non ci sono più le condizioni per una loro partecipazione ai lavori del Comitato”.
Calderoli, dichiaratosi stupito delle dimissioni, ha comunque chiarito che il progetto dell’autonomia differenziata non subirà uno stop.
Il senatore Andrea Martella, segretario del Partito democratico del Veneto: “Governo si fermi e approfondisca”
“Dopo le dimissioni di quattro autorevolissimi componenti del comitato per i Lep voluto dal ministro Calderoli, per quanto riguarda il ddl di riforma sulla autonomia differenziata, il buon senso imporrebbe a governo e maggioranza di fermarsi e approfondire”. Così il senatore Andrea Martella, segretario del Partito democratico del Veneto.
“Il nodo vero, che ha portato alle dimissioni personalità dal profondo e riconosciuto senso dello Stato”, rileva Martella, “è l’assoluta indeterminatezza delle risorse finanziarie che dovrebbero definire quali livelli essenziali effettivamente sono assicurabili a tutti, senza discriminare nessuno o creare oneri non sostenibili per la finanza pubblica. E sono le riserve che sono state mosse in Senato nel corso delle audizioni da organismi terzi e imparziali come l’Upb e la Corte dei Conti. Continuare ad accanirsi su un ddl che così appare senza prospettive non è dignitoso per il Governo e sta diventando sempre di più un problema, ogni giorno che passa. Le nostre critiche sollevate a questo ddl sono come è noto di merito”, conclude, “mentre ideologica sta diventando l’arroganza con cui il ministro cerca di imporlo ad un Paese intero”.