Il parroco Don Giuseppe Simoni: “Abbiamo sentito tante ricostruzioni dell’accaduto, ma questo non ci resistuisce le persone che abbiamo perduto. Ci spiega i tanti come, ma non risponde ai nostri perchè”
“Una tragedia ci ha convocato oggi qui nella casa del Signore. Tre vite strappate in un attimo agli affetti dei loro cari: una vita che stava sbocciando, una vita che aveva ancora tanti progetti e una nonna che aveva ancora tanto da donare”. Queste le parole con cui Don Giuseppe Simoni, parroco di Sant’Andrea e San Pietro di Favaro, ha aperto la funzione funebre per salutare il piccolo Mattia Antoniello, il papà Marco e la nonna Maria Grazia Zuin, vittime della strage di Santo Stefano di Cadore. La mamma Elena e il nonno Lucio si sono salvati, ma hanno visto morire i loro cari sotto i loro occhi.
Ieri sera una fiaccolata per ricordarli organizzata dalla comunità e dalle maestre dell’asilo del piccolo Mattia che domenica avrebbe compiuto due anni.
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Le parole del parroco Don Giuseppe Simoni
Nel corso dell’omelia Don Giuseppe Simoni, visibilmente commosso e scosso anche da un lutto personale (nello stesso giorno della tragedia di Santo Stefano di Cadore ha perso suo padre), ha delineato i tratti delle tre vittime: “Marco era una una persona speciale: solare, disponibile, un padre affettuoso, benvoluto da tutti, stimato nel mondo del lavoro e dello sport; Maria Grazia era una persona generosa e forte, che ha affrontato ogni difficoltà con grande forza e coraggio. E cosa si può dire davanti alla morte di un bambino la cui vita era appena sbocciata? Mattia con la sua vivacità aveva portato serenità e gioia nelle sue famiglie”.
“Davanti a queste morti restiamo sconvolti, mille pensieri si affollano nella nostra mente e sentimenti diversi riempiono il nostro cuore. Un nodo ci chiude la gola e lo stomaco” ha aggiunto.
Poi una riflessione: “Abbiamo auto sempre più potenti, ma troppo spesso ignoriamo che alla loro guida ci sono uomini e donne fragili che possono sbagliare e mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri”. “Basta una svista, una distrazione, un momento di stanchezza e la nostra vita e quella degli altri può essere messa in pericolo o addirittura distrutta” ha continuato.
“Abbiamo sentito tante ricostruzioni dell’accaduto, ma questo non ci resistuisce le persone che abbiamo perduto. Ci spiega i tanti come, ma non risponde ai tanti nostri perchè” ha concluso Don Giuseppe Simoni, che ha aggiunto: “La vicinanza delle persone è un balsamo in grado di lenire le nostre ferite, anche le più profonde”.
Il sacerdote ha quindi riferito alcune parole di un papà del Trentino che lo ha chiamato per esprimere la sua vicinanza e la preghiera quotidiana della sua famiglia per Elena.
Le parole di Elena, unica sopravvissuta
Al termine della celebrazione, dopo una lettera delle istituzioni e una dei colleghi di Marco, è salita sull’altare Elena, che ha letto una lettera Alice, sorella maggiore di Mattia, figlia acquisita di Marco e nipote di Maria Grazia.
“Non è facile scrivere una lettera per persone a cui tenevi molto e che ti hanno lasciato. So che erano speciali, ognuno a modo proprio. Andiamo in ordine di età.
Mattia, ciao piccoletto, spero tu possa giocare libero con tutti i giocattoli del mondo. Mi raccomando non fare disperare il papà e la nonna.
Marco, grazie per avermi trattato come una figlia: di esserti occupato anche delle più piccole cose. Spero tu finalmente riposare dal lavoro. Adesso capirai la mamma quando diceva: ‘Andrai anche al lavoro, ma pure Mattia stanca!’.
Ora a mia nonna. Che dire: ‘Non ti riposi mai, eh’. Ora non hai più turni, badi a Mattia 24 ore su 24, sette giorni su 7. Almeno spero che tu abbia ritrovato Cacao e che Mattia abbia la possibilità di crescere con lui come ci sono cresciuta io. Cercate di riposare in pace”.
Le parole del fratello di Marco Antoniello
Anche il fratello di Marco Antoniello è salito sull’altare per ringraziare istituzioni, comunità e vigili del fuoco. “Abbiamo veramente sentito la vostra vicinanza” ha detto. Poi due promesse al fratello volato in cielo: “Sarò presente in qualsiasi modo nella crescita dei tuoi figli Tommaso e Giada e anche se il vuoto che avete lasciato tu e Mattia è impossibile da colmare, prometto che cercherò di stare vicino ad Elena il più possibile. Mi piace pensare che da lassù tu spinga il passeggino di Mattia e Mariagrazia vi aspetti preparando il pranzo”.
Tante le istituzioni presenti tra cui il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il prefetto di Venezia Michele di Bari.
Il sindaco Luigi Brugnaro: “Oggi c’è soltanto dolore”
“È una tragedia nella tragedia – ha dichiarato il sindaco Brugnaro – una situazione che si fa fatica a spiegare, possiamo solo esprimere grande cordoglio per la famiglia. Oggi c’è soltanto dolore. Non si può morire per strada, ci sono troppe morti, ci vuole consapevolezza e capire l’importanza della sicurezza in generale. Ci siamo stretti tutti quanti attorno al dolore della famiglia e degli amici”.
L’assessore Boraso: “Non è facile trovare le parole”
Vicinanza e condoglianze alle famiglie Potente, Zuin e Antoniello è stata espressa anche dall’assessore Boraso: “Non è facile trovare le parole, da parte di tutta la nostra comunità, per esprimere affetto e cordoglio alle famiglie. Siamo qui per testimoniare come comunità il nostro dolore, il nostro sentimento, certi che, di qualsiasi cosa abbiate bisogno, noi ci saremo, anche con un semplice gesto o con una semplice preghiera, per ricordare Marco, Maria Grazia e Mattia. Grazie infine a tutti coloro che si sono messi a disposizione per queste esequie”.
Parole di cordoglio anche da parte del presidente del Veneto Luca Zaia
“Oggi, nell’occasione dei funerali di Marco, Mattia e Maria Grazia, travolti ed uccisi a Santo Stefano di Cadore, la nostra comunità sente fortissimo il lutto per una tragedia inspiegabile, che ci ha lasciati completamente senza parole.
Ad essere colpiti da questa sciagura non sono solo i familiari ma tutti i veneti, che oggi simbolicamente si stringono ad Elena, Lucio e a tutti coloro che piangono tre angeli volati in cielo troppo presto. Una preghiera per loro e per chi resta, dilaniato dal dolore”.