giovedì, 21 Settembre 2023
 
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Perché quella ragazza coperta di cioccolato in Sardegna mostra tutti i nostri limiti

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Dai quadri volutamente osceni per l’Ottocento alla pubblicità degli anni Cinquanta sino alle foto provocatorie di Chiara Ferragni

La ragazza coperta di cioccolato al buffet in un hotel in Gallura

Perché scandalizzarsi se una ragazza coperta di cioccolato posa su una tavola imbandita in un hotel in Sardegna? Che diamine, per tanti motivi: l’offesa alla donna, il pudore dimenticato, la dignità finita nel cestino, i valori che non ci sono più, cosa insegniamo ai bambini, ma dove andremo a finire… Tutto giusto. Indignazione sacrosanta. Non si può che condannare chi ha avuto l’idea e anche chi l’ha accettata. E chi guarda incuriosito, dandosi di gomito. Siamo talmente immersi nel mondo dell’esibizionismo via Internet che davvero crediamo che tutto faccia spettacolo e che  a ognuno tocchi un quarto d’ora di celebrità. Parola di santo Andy Warhol.

Il quadro L’origine del mondo di Coulbert al museo

È la prima volta che succede? Certo che no. A parte il film Il corpo della ragassa di Pasquale Festa Campanile, ci sono esempi illustri di dibattiti sull’esibizionismo e il godimento voyeuristico: i quadri come l’Origine del mondo di Gustave Courbet o i manifesti del Moulin Rouge di Toulouse Lautrec, per non parlare della Colazione sull’erba di Manet, tutti volutamente provocatori, suscitarono condanne. Anche allora si levarono voci tonanti esecrando l’oscenità con toni e parole che adesso ci fanno sorridere. Da allora è iniziato un crescendo che è arrivato alle pubblicità recenti: ricordate la violenza soft, ma pur sempre violenza, per cui era stata accusata una campagna pubblicitaria di Dolce & Gabbana qualche anno fa? Senza disturbare la pubblicità degli anni Cinquanta, con la donna che arrivava a essere sculacciata se non stava attenta a quello che comprava al supermercato per soddisfare il marito.

Un conto è l’arte, un altro è la manovalanza della pubblicità, si può obiettare. Vero, ma anche no. A parte il fatto che ci sono delle signore pubblicità, la comunicazione ha sempre giocato sporco per attrarre l’attenzione usando la morbosità come leva dell’interesse. Su un altro livello, L’Espresso, Panorama & company ne hanno fatte in copertina di tutti i colori con le donne nude. A un certo punto “Cuore” di Michele Serra ha tenuto una rubrica intitolata “il borsino” per contare quanto foto osée apparissero sui settimanali. E stilava anche una classifica. Quando un magazine sorpassò un altro, Serra titolò: “Gli è andata di culo”.

La foto di Chiara Ferragni tre mesi fa

L’ultima provocazione in fatto di svestizione è stata quella di Chiara Ferragni che giusto tre mesi fa ha postato Su Instagram una sua foto provocante e seminuda, giusto con le mani a coprirsi il seno. A chi le ha contestato di aver esagerato, ha risposto così: “Nessuno ci può giudicare, mi riprendo la libertà che tutti dovremmo avere. Faccio incazzare i puritani? Missione compiuta allora”. È passata di acqua sotto i ponti da quando le femministe spiegavano quale fosse l’anatomia e chi la dovesse gestire. Oggi la signora Ferragni coglie nel segno: ci insegna che il primo limite da superare quando si parla di corpo, sesso, sfruttamento e godimento è proprio dentro noi stessi. Credere che la libertà sia un assoluto è il primo errore.

Antonio Di Lorenzo

 
 
 

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