mercoledì, 27 Settembre 2023
 
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Riparte la scuola, mancano 800 insegnanti e quasi 50 dirigenti

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Domani, 1 settembre, riparte ufficialmente la stagione scolastica. “Con i problemi e i drammi di sempre – commentano Lorella Benvegnù della Cisl Treviso e Belluno e Salvatore Auci segretario provinciale Snals – perché se è vero che i ragazzi arrivano dal 13 settembre, è anche vero che da domani tutto l’apparato si rimette in moto, o dovrebbe farlo, con tutti i ritardi del caso”.

Manca infatti personale a tutti i livelli, e i numeri sono impietosi e scoraggianti. “Mancano non solo gli insegnanti, ma anche i dirigenti, i cosiddetti Dsga, i direttori dei servizi amministrativi, senza i quali non si paga nemmeno una fattura. Poi manca il personale Ata, quello di supporto e collaborativo che serve a far funzionare la scuola, un disastro”.

Si tratta a tutt’oggi di almeno 800 insegnanti – più quelli che andranno in maternità, malattia o in aspettativa. Le immissioni in ruolo sono state finora 546 totali di cui 153 di sostegno, “un ritardo che si spera di colmare con le nomine che dovrebbero arrivare il 6 settembre – continua Benvegnù – ma se guardiamo le 104 scuole della provincia di Treviso possiamo dire che la media è che mancano 8 insegnanti in ogni istituto”

Non va meglio sul fronte dirigenziale, l’anno scorso sono stati solo 66 su 104 i Dsga titolari, gli altri erano tutti facenti funzione, ovvero accettano per quella stagione l’incarico, ma l’anno dopo cosa faranno? “L’instabilità in una posizione delicatissima – aggiunge Benvegnù – “causa molteplici problemi, noi abbiamo proposto delle soluzioni come quella di tener conto della carriera delle persone già disponibili ma non siamo stati ascoltati. Inoltre i bandi, quando si fanno, non coprono i posti disponibili. Domani 11 scuole di Treviso inizieranno senza Dsga, quindi senza possibilità di fare contratti per supplenti o altro”.

Personale Ata

Infine c’è il personale ATA. Dei 102 posti vacanti, solo 35 sono stati contrattualizzati a tempo indeterminato, dei 334 disponibili per i collaboratori solo 119 sono stati messi in ruolo, degli 8 posti per l’azienda agraria solo uno e dei 64 posti di assistente tecnico solo 13. I posti che rimangono vanno dati ai supplenti, con la conseguenza che ogni anno vi è un turn over che non favorisce la serenità del lavoro, la formazione e la distribuzione dei carichi di lavoro. “Cominceremo le scuole con le segreterie sguarnite – conclude Benvegnù – è il solito armiamoci e partite. Si punta il dito sulle mancanze ma è il minimo averne date le condizioni. Quale azienda lavorerebbe al meglio con il 10-30% di personale non stabilizzato? Ma dobbiamo essere grati al personale per tutto quello che comunque si riesce ad ottenere, anche innovazione, positività e professionalità nonostante le difficoltà”.

Le responsabilità

Ma di chi è la responsabilità di tutto queste difficoltà? Lo spiega bene Salvatore Auci, insegnante ormai da 35 anni e segretario Snals da 12. “La legge del 2008 poi entrata in vigore nel 2012 ha consentito allo Stato di risparmiare 8 miliardi all’anno, tagliando 87500 docenti e 44500 posti come personale Ata. Di quel denaro 1/3 avrebbe dovuto essere reinvestito nella scuola, cosa che non è stata fatta, ed uno dei rischi maggiori è quello che non c’è un numero sufficiente di personale atto a garantire la sicurezza e la vigilanza sugli studenti. Tutto è lasciato alla buona volontà dei docenti e dei collaboratori. Un vero e proprio abbandono, dove tutti si barcamenano per far risparmiare lo Stato”.

Se infatti gli uffici scolastici provinciali hanno poche responsabilità, queste vanno cercate più a monte. “La politica dovrebbe parlare con la base, il ministro Valditara ha tanti buoni propositi ma poi mancano i fatti. E’ a Roma che bisogna trovare soluzioni, come si può pensare che una persona che prende 1300-1400 possa trasferirsi al Nord e poi ogni anno doversi fare chilometri e chilometri perché gli cambiano la sede di lavoro?”

E nonostante i 35 anni di mestiere Auci dichiara che non farebbe più questo lavoro. “Sono disilluso, non è possibile essere trattati così, siamo diventati tecnici, non più professionisti, né coloro che avrebbero dovuto creare i presupposti per una società migliore, perché non dimentichiamolo mai che noi forgiamo i ragazzi, ovvero il nostro futuro”.

EDF

 

 
 
 

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