È scoppiato il caos sulle parole dell’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan riguardo le carceri. Ecco le dichiarazioni dell’opposizione
“Non esistono regole d’ingaggio chiare in assoluto, quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità Perché voi non avete a che fare con le signorine” sono le parole dell’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, che hanno fatto infuriare i rappresentanti politici di opposizione e gli operatori del carcere. L’esponente le ha pronunciate ieri, durante l’incontro avuto al carcere Due Palazzi di Padova.
Visto il polverone, oggi Donazzan ha precisato in una nota che “Gli agenti non hanno a che fare con la vigilanza in una scuola dell’infanzia con le creature che sono la migliore umanità, ma in carcere, banalmente, ribadisco, con persone che qualcosa di male nella vita devono averlo fatto per essere recluse”. Secondo l’assessore si stanno creando polemiche inutili dal momento che, – spiega l’assessore nella nota – ieri al carcere di Padova ho affermato esattamente il contrario. Ero e sono sempre al fianco di chi veste la divisa e ieri la presenza al sit in era per esprimere innanzitutto piena solidarietà agli agenti feriti e la preoccupazione, come assessore al lavoro, per la sicurezza sul lavoro di queste persone”.
Tutte le reazioni dei rappresentanti politici di opposizione
Le parole del capogruppo del Partito Democratico, Vanessa Camani: “I problemi vengono dal grave malfunzionamento del sistema carcerario italiano”

“Solitamente sono gli avvoltoi che si avventano sulla carcassa. Ieri invece è stata Elena Donazzan che, invece di affrontare con serietà i tanti problemi delle carceri venete, ha piegato la sofferenza e i disagi delle persone recluse e dei lavoratori per fare la sua personale passerella elettorale”. Le parole della capogruppo del Partito Democratico, Vanessa Camani assieme ai consiglieri dem.
“I problemi non sono le persone bensì sono generati dal grave malfunzionamento del sistema carcerario italiano, flagellato dalla pesante carenza di agenti di Polizia penitenziaria e di operatori, dal sovraffollamento, che in Veneto tocca la punta del 120% e dal crescente numero di detenuti condannati per pene brevi. A tutto questo si aggiunge la presenza negli istituti di persone che potrebbero stare altrove e in altre condizioni, come ad esempio i tossicodipendenti. In questo scenario da incubo – sottolinea Camani – si riducono anche le possibilità di lavoro e di recupero delle persone detenute che, esasperate, si tolgono la vita sempre più spesso, come dimostrano i numeri drammatici di questi anni relativi ai suicidi in carcere. La Regione potrebbe dare un importante contributo, investendo risorse per i servizi sanitari nei penitenziari, a partire da quelli inerenti la salute penitenziaria, di competenza regionale. Ridurre questo dramma alla bassa qualità umana dei detenuti, come fa Elena Donazzan, dimostra quanto l’assessora sia lontana non solo dai problemi concreti ma anche e soprattutto dalle soluzioni serie”, conclude Vanessa Camani.
Ostanel (VcV), “Parole gravissime, da non derubricare”

“’La peggiore umanità’. ‘La parte degenerata della società’. Parole gravissime quelle di Donazzan, cui non basta un comunicato scritto col bilancino, il giorno dopo, per metterci una pezza. C’è un disallineamento tra l’autorevolezza e la compostezza che richiederebbe il ruolo che occupa e quello che ha detto ieri. Siamo qui per farlo notare”. Interviene così Elena Ostanel, consigliera regionale del gruppo Il Veneto che Vogliamo. “Sono parole da non accettare, da non derubricare come sfogo da “law and order” nell’ultimo caldo estivo. Per due motivi – spiega Ostanel – Il primo: al solito, si getta fumo negli occhi. Perché basta leggere i dati per capire che le criticità sono funzionali: sovraffollamento, scarsi investimenti nelle attività riabilitative, perdurante carenza di personale di polizia penitenziaria, che fatica a garantire i livelli minimi di sicurezza”.
“Il secondo: si disumanizza – prosegue la consigliera – Come spesso fa l’assessore con i suoi bersagli, al nemico si toglie dignità umana, lo si schiaccia, lo si sbatte in un livello inferiore. E invece negli istituti di pena italiani ci sono persone: il 29% della popolazione carceraria ha più di 50 anni, le donne sono il 4,4%, il 31,6% è iscritto a un corso scolastico”.
“Ora – conclude Ostanel – al governo ci sono i colleghi e i sodali dell’assessore Donazzan. Piuttosto di agitare le acque con dichiarazioni urticanti, agiscano per risolvere i problemi. Hanno la potestà per farlo. Invece temiamo che a parlare saranno sempre i dati, che nella loro crudezza non hanno tessera o colore politico. E, tanto per fare un esempio, vedremo di quanto si abbasserà il tasso di affollamento delle carceri venete, che oggi è al 120 per cento”.
L’On. Enrico Cappelletti e la Sen. Barbara Guidolin del M5S: “Parole che tendono a nascondere la realtà dei fatti”
“Sono inaccettabili e istituzionalmente offensive le parole dell’assessore regionale Donazzan pronunciate al carcere due Palazzi di Padova “Qui dentro la peggiore umanità’ e “la parte degenerata della società”.
“Dichiarazioni inaccettabili pochè – dichiarano l’On. Enrico Cappelletti e la Sen. Barbara Guidolin del M5S – esse tenderebbero a nascondere la realtà dei fatti. Le criticità del sistema carcerario sono legate a problemi reali, come il sovraffollamento, gli scarsi investimenti nelle attività riabilitative e la cronica carenza di personale di polizia penitenziaria, che lotta per garantire i livelli minimi di sicurezza”.
“L’assessore Donazzan con tali espressioni tende a privare i suoi bersagli della loro dignità umana, relegandoli a un dantesco livello infernale. Queste affermazioni, – proseguono i parlamentari veneti Cappelletti e Guidolin – di cui Zaia e Soranzo speriamo si dissocino, colpiscono almeno un terzo dei detenuti ultra cinquantenni e le donne recluse che lottano anche per il loro stato di salute o di difficili rapporti con i figli fuori dal muro di reclusione”.
“La Donazzan se vuole vedere uno specchio della peggiore umanità’ ripassi la storia del fascismo e del nazismo. Se vuole vedere la parte degenerata della società, guardi a quanti ancora oggi rivendicano – concludono Cappelletti e Guidolin – con nostalgica fierezza la loro vicinanza al periodo più buio della nostra storia. Non le sarà difficile”.