Secondo il consigliere comunale, Venezia non si spopola perché i residenti muoiono, ma perché non si dà loro case in cui vivere
Giovanni Andrea Martini all’attacco sulla politica della casa dell’amministrazione comunale di Venezia. “Numeri che gridano vendetta” tuona il consigliere di Tutta la città insieme
“Più di 2000 le richieste e un centinaio le case assegnate. Numeri che certificano la grande richiesta di case popolari e che testimoniano l’inadeguatezza della politica della casa a Venezia.”
Martini si chiede pertanto il perché di così poche case assegnate, dei tempi lunghi di assegnazione e degli alti costi delle ristrutturazioni.
“Tutte domande a cui Ater e Comune non rispondono” spiega “e il Comune non ha proprio alcuna attenuante visto che avevamo a disposizione, da parte dell’Europa,
fondi sufficienti per restaurare tutte le case popolari. È vergognoso che un Comune che si dice virtuoso perché ha un avanzo di amministrazione non lo impegni per ristrutturare le case pubbliche.”
Il tema delle risorse individuate per realizzare il Bosco dello sport
“Ricordiamo infatti” continua Martini “che per l’operazione Bosco dello Sport si spendono 100 milioni di avanzo di bilancio. E in più si indebita il Comune e la cittadinanza con 110 milioni di euro. Come giustificare il fatto che non si mettano in bilancio fondi sufficienti per restaurare le case pubbliche? Il bando Erp dimostra che c’è un’altissima richiesta di residenza, ma i cittadini trovano le porte delle case pubbliche sbarrate.
A questo si aggiunge il numero di case che rimangono vuote per abbandono o decesso dell’assegnatario e che non vengono immediatamente riassegnate. Sono proprio le stesse case che, dopo anni di abbandono, vengono a costare cifre impensabili per il restauro.
Di fronte allo sperpero di denaro pubblico per un impianto sportivo e di fronte ad un numero così alto di richiesta di residenza, occorre che il Comune recuperi in bilancio fondi per dare le case a coloro che vogliono risiedere in città. La città non si spopola perché i residenti muoiono, ma perché non si dà loro case in cui vivere.”