Il ministro della Giustizia parla di violenza di genere con gli studenti di un liceo di Treviso
“Ben venga questa proposta, soprattutto se serve a dare anche un segnale di convergenza tra le forze di governo e di opposizione, quantomeno su questa materia. Ma non dimentichiamo che le leggi sono utili, ma mai risolutive. La consapevolezza dei doveri etici e sociali nei rapporti personali si acquisisce soprattutto in famiglia, prima ancora che a scuola, e con l’esempio, più che con le parole”. Lo sottolinea il ministro della Giustizia Carlo Nordio, riguardo all’idea di introdurre per legge corsi di educazione all’affettività nelle scuole. Il rappresentante del governo ha tenuto una “lezione” agli studenti dell’ultimo anno del Liceo classico e linguistico Antonio Canova di Treviso. Il ministro, come ha ricordato lui stesso, è a sua volta un ex allievo dello storico istituto scolastico, dove si è diplomato nel 1965. Su invito della dirigente scolastica Mariarita Ventura avrebbe dovuto parlare della riforma della giustizia, ma la drammatica vicenda dell’omicidio di Giulia Cecchettin ha consigliato di affrontare il tema della violenza di genere. Il continuo aumento di femminicidi, ha sottolineato Nordio, pone in luce una “sciatteria etica, un’incapacità di distinguere tra il bene e il male da parte di chi li commette” per molti versi ancora più preoccupante di una violenza compiuta in nome di ideali rivoluzionari, seppure sbagliati, come quella, ad esempio, degli anni di piombo.
L’ex magistrato ha sottolineato anche i rischi connessi alle nuovi mezzi di comunicazione e ai social che possono moltiplicare e diffondere certi gesti fino a farli diventare persecutori. Il suo ministero, già da prima degli ultimi fatti di cronaca, sta preparando un opuscolo da distribuire nelle scuole e nei luoghi di lavoro per sensibilizzare, in particolare le giovani donne, riguardo a certi “comportamenti spia” – dai messaggini ossessivi agli appostamenti sotto casa – che possono rappresentare un primo segnale rivelatore di possibili, successivi reati più gravi.
Il ministro ha anche ribadito la convinzione che l’estradizione di Filippo Turetta avverrà in tempi molto rapidi: “Perchè si tratta di un reato commesso in Italia, da un cittadino italiano ai danni di una cittadina italiana, oltre al fatto che i rapporti con la Germania in questo ambito sono di piena collaborazione”.