martedì, 28 Novembre 2023
 
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Treviso, sparito un terzo degli sportelli bancari

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Dal 2015 filiali ridotte del 34%, dieci comuni senza una banca: lo dice una ricerca First Cisl

In otto anni ha chiuso il 34% degli sportelli bancari trevigiani: le agenzie degli istituti di credito presenti in provincia sono diminuite di 186 unità, passando dalle 548 del 2015 alle 362 attuali. In una decina di comuni non c’è nemmeno una banca operativa: tra questi Morgano, Cison di Valmarino, Moriago della Battaglia, Castelcucco, Possagno e Segusino.

A lanciare l’allarme sul rischio desertificazione bancaria è la Fist Cisl Belluno Treviso, il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori di banche, assicurazioni, finanza, riscossione e delle authority. L’organizzazione ha incrociato i dati del proprio osservatorio nazionale con quelli di Bankitalia.

A subire l’impatto del calo sono, innanzitutto gli utenti, in primis le persone più anziane: “La banca – sottolinea Antonella Primizia, segretaria della First Cisl Belluno Trevisoè un’impresa che sostiene, integra e sviluppa l’attività economica di persone, famiglie e imprese: la sua presenza fisica nei territori non è solo terminale di offerta, ma anche una forma di tutela sociale, sensore delle esigenze e supporto prezioso all’attività di famiglie e imprese. È vero che la digitalizzazione bancaria, con tutti i servizi connessi all’home banking, è una strada imboccata e un percorso irreversibile, ma non bisogna dimenticare che l’Italia si situa al di sotto della media europea per tasso di digitalizzazione bancaria fra la popolazione. Va poi considerato il fatto che i piccoli Comuni, che sono quelli più colpiti dal fenomeno, possono avere anche problemi di connessione, con conseguente difficoltà per gli utenti di sfruttare l’home banking”.

Fist Cisl: “Impatto su tutto il tessuto socio-economico”

Ma tutto il tessuto economico e sociale subisce conseguenze. Compresa l’occupazione, perché alla chiusura di filiali corrispondono meno assunzioni. Secondo il sindacato, gli operatori bancari under 35 che nel 2008 erano un quarto dei dipendenti totali, oggi sono meno del 10%, praticamente costante la fascia tra i 40 e 55 anni, mentre sono pressoché triplicati gli over 55 (quasi il 25% del totale).

Situazione analoga si osserva anche nel Bellunese: questa provincia ha perso il 33% degli sportelli bancari dal 2015 ad oggi, scendendo da 161 a 108 al 30 settembre di quest’anno. La metà dei comuni – da Tambre e Borca di Cadore, da Cesiomaggiore a Taibon Agordino fino a San Pietro di Cadore e Lentiai, per un totale di 31 territori – è priva di un’agenzia bancaria. “La desertificazione impatta in maniera significativa sui territori a più livelli – sottolinea Primiziaincide sull’attività quotidiana delle piccole imprese che rappresentano più del 90% del tessuto imprenditoriale del bellunese e del trevigiano; ha un effetto negativo sulla qualità della vita della popolazione, con servizi sempre più distanti dal proprio comune di residenza, un problema centrale soprattutto nella provincia di Belluno, dove la crescente carenza di servizi di prossimità, la difficoltà negli spostamenti, i problemi di accesso alla rete Internet, così come la scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie di una parte della popolazione anziana, stanno contribuendo ad alimentare dinamiche di spopolamento”.

Due le strade da percorrere per arginare la desertificazione secondo la First Cisl: da un lato – conclude Primizia – “avviare un dibattito con le istituzioni, la politica locale e nazionale, affinché prendano consapevolezza di tutti i fenomeni che la desertificazione comporta e dei possibili scenari futuri; dall’altro, aprire un confronto con le banche per trovare soluzioni adeguate sia per il benessere della collettività che per salvaguardare l’occupazione: ricordiamoci che le banche rivestono un ruolo sociale sancito dalla nostra Costituzione”.

 
 
 

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