Al Centro Servizi per Anziani di Monselice tutti i pazienti si sono negativizzati.
Maggio si è chiuso con la mi-gliore delle notizie: al Centro Servizi per Anziani di Monselice tutti i pazienti si sono negativizzati. Non si può tuttavia parlare di emergenza terminata, come sottolinea il dottor Francesco Lunghi, che ha retto la casa di riposo durante l’emergenza Covid-19: “Il virus può ripresentarsi in qualsiasi momento, e per questo abbiamo pronto un piano d’emergenza che prevede, tra le altre cose, il mantenimento di un’area d’isolamento in cui sistemare l’eventuale anziano che risulta positivo. Se anche dovesse accadere, stiamo comunque parlando di un caso”.
La pandemia è costata cara a Csa di Monselice
La struttura di via Garibaldi ospita 160 anziani, e quasi tutti hanno contratto il virus. La pandemia è costata al Csa anche 31 vittime. Come vi state preparando alla riapertura e in particolare all’accettazione di nuovi ospiti? “Stiamo applicando tutti protocolli – sia per le visite che i nuovi ingressi – che sono davvero complessi e che richiedono uno sforzo notevole alle strutture. E non tanto per il doppio tampone da effettuare all’ingresso dell’anziano e al termine del periodo di quarantena, quanto proprio per questo isolamento di 14 giorni. Può avere un impatto fortissimo nel nuovo ospite”. Abbandonare la propria abitazione per entrare in casa di riposo, anche in tempi normali, è già un salto notevole per un anziano: “Immaginiamo cosa possa significare entrare in una struttura nuova, per quanto confortevole, e rimanere forzatamente isolati per 14 giorni. Se poi una persona è autosufficiente e può spostarsi in autonomia, il limite è ancora più forte. E’ uno sforzo psicologico notevole e va gestito al meglio”, puntualizza Lunghi. (n.c.)
