mercoledì, 8 Maggio 2024
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I rappresentanti della comunità di Pace in Colombia a Padova

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I rappresentanti della Comunità di Pace di San José de Apartadó, in Colombia, ricevuti dall’assessora alla cooperazione internazionale Francesca Benciolini

L’assessora alla cooperazione internazionale e alla pace Francesca Benciolini ha incontrato a Palazzo Moroni la delegazione della Comunità di Pace di San José de Apartadó (CdP) che dal 1997 difende il territorio, la vita e i diritti della popolazione civile nella regione dell’Urabà in Colombia. Un’area nella quale la guerra tra il 1986 e il 2019  è costata la vita a  oltre 450mila persone  delle quali oltre l’80 % civili.

Ho incontrato  con vero piacere e interesse JEAN CARLOS GUERRA TUBERQUIA e ARLEY ANTONIO TUBERQUIA i due rappresentanti della Comunità che stanno compiendo un viaggio in Europa per illustrare con una serie di  incontri pubblici ed istituzionali,  l’esperienza sviluppata in Colombia. – sottolinea L’assessora alla cooperazione internazionale e alla pace Francesca Benciolini – E’ molto importante che quanto ha realizzato e continua a fare la Comunità sia conosciuto al di fuori della Colombia non solo per allacciare collaborazioni  e portare aiuti sul territorio, ma anche perché la loro notorietà presso l’opinione pubblica internazionale è il miglior scudo possibile  verso le pressioni e le violenze che ancora oggi subiscono. In secondo luogo ho trovato molto interessante la narrazione della loro esperienza, che dimostra come, pur con tutte le difficoltà incontrate, il cammino verso la pace può essere costruito dal basso, direttamente dalle popolazioni che sono vittime d’interessi politici e strategici ed economici a loro del tutto ostili o nel migliore dei casi indifferenti.  Un esempio che può essere interessante per le molte altre situazioni nel mondo in cui la popolazione è ostaggio dei potenti di turno”.

Comunità di Pace di San José de Apartadó (CdP)

La CdP  è nata con l’obiettivo di difendere il diritto della popolazione civile alla neutralità, alla tutela della propria vita e della propria terra, per evitare, inizialmente, il dramma dello sfollamento forzato – che ancora oggi affligge il Paese con più di 8 milioni di persone sradicate dalla propria terra – e, successivamente anche l’accaparramento selvaggio di risorse naturali nell’area  che è strategica per l’intero continente latinoamericano.

Sin dalla sua fondazione, la CdP ha richiesto il rispetto per la sua scelta di popolazione civile non combattente, affinché nessuna fazione armata potesse entrare nel suo territorio dichiarato zona neutrale.

Sia lo Stato colombiano, sia i gruppi armati illegali (paramilitari e guerriglia) hanno però sin da subito cercato di eliminare questo processo di resistenza e difesa civile: sono più di 300 le persone che dal 1997 ad oggi sono state assassinate.

Se all’inizio la necessità urgente è stata quella di trovare un’alternativa per la difesa della vita e del territorio, negli anni successivi tale processo si è reso più ambizioso, cercando di proporre e praticare un progetto di vita alternativo all’attuale modello di società, un programma che implicasse la realizzazione di diversi percorsi correlati tra loro:

– la resistenza nonviolenta alla guerra, allo sfollamento forzato, per la difesa del territorio;

– lo sviluppo integrale e sostenibile per il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare;

– la costruzione della pace a livello globale, sforzandosi di diffondere la propria esperienza di resistenza e resilienza.

Tuttavia, lo sviluppo di una forte coscienza come soggetto collettivo sociale e politico, la percezione che il processo di resistenza nonviolenta funzioni, la presenza fisica internazionale in loco come strategia di protezione e una rete internazionale di solidarietà e advocacy hanno permesso alla CdP di continuare a resistere con fermezza, nonostante i gravissimi atti di violenza subiti.

Accordo di Pace

Anche se l’Accordo di Pace del 2016 ha previsto l’uscita della guerriglia delle FARC-EP dalla zona, la CdP si trova tuttora a vivere una situazione molto delicata sia rispetto alla presenza di gruppi neo-paramilitari che hanno preso il controllo armato dell’area, sia riguardo alla difesa dei propri terreni.

Numerosi premi e riconoscimenti internazionali sono stati attribuiti negli anni alla CdP. Nel 2007 è stata candidata al Premio Nobel per la Pace e nel 2011 al Premio Sakharov dell’UE. Nel 2012  ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Narni e nel 2015 dal Comune di Fidenza. Nel 2014 prende la menzione d’onore dalle Ambasciate di Francia e Germania in Colombia, durante la celebrazione del premio franco-tedesco per i Diritti Umani. Nel 2018, uno dei suoi leader, è nominato Difensore dei Diritti Umani dell’anno. Nel 2018, a Castel Gandolfo, riceve dalle mani del professor Stefano Zamagni il “Prophetic Economy Award 2018”. Nel 2019 German Graciano, leader della CdP, riceve il premio FOCSIV con la menzione di “rivoluzionario della pace”. Nel 2022 l’Associazione dell’ONU in Spagna ha consegnato il “Premio per la Pace” alla CdP per la sua lotta a favore della costruzione della Pace in Colombia. Sempre nel 2022, la CdP ha ricevuto da il premio “Francisco A. Muñoz” per il suo contributo alla costruzione della pace mediante la sua metodologia e pratica comunitaria per la difesa non violenta della vita e del territorio.