sabato, 27 Aprile 2024
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156 sportelli e 725 dipendenti in meno, First Cisl Venezia: “Fermiamo la desertificazione bancaria”

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Negli ultimi sette anni, dal 2015 al 2022, la città metropolitana di Venezia ha perso 156 sportelli e ben 725 dipendenti

Pochi sportelli bancari e pochi dipendenti. Anzi, sempre meno. E’ la situazione che sta vivendo la provincia di Venezia a preoccupare il segretario di First Cisl Venezia, Matteo Cavallin: «Fermiamo la desertificazione».

La sigla sindacale, attraverso l’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, riporta gli studi e le analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba (Federazione italiana bancari assicurativi) eseguite poche settimane fa. Dagli approfondimenti di quest’ultima, aumenta il numero dei comuni in Italia dove non è presente una filiale bancaria. Negli ultimi sette anni, dal 2015 al 2022, la città metropolitana di Venezia ha perso 156 sportelli e ben 725 dipendenti. In poche parole, nel primo caso 22 ogni anno, nel secondo, 103 ogni dodici mesi. Numeri molto alti, anche se ci sono province venete e italiane che stanno molto peggio, con territori privi di sportelli. Le situazioni più critiche nel Veneziano sono a Cinto Caomaggiore, Fiesso d’Artico, Fossalta di Piave, Gruaro, Teglio Veneto e Torre di Mosto dove ce n’è uno solo nell’intero comune. Nello specifico, se nel 2015 nella provincia di Venezia erano presenti 480 sportelli, il numero è via via diminuito sino ai 319 registrati alla metà di ottobre 2023. Meno sportelli bancari significa pure un calo dei dipendenti, passati dai 3.794 del 2015 ai 3.069 alla fine dello scorso anno.

Per Cavallin, un Paese che vuole dirsi realmente moderno e competitivo non può prescindere dal guardare ai giovani ed al futuro ed è chiaro che l’home banking, con la digitalizzazione dei processi segue questa strada, ormai irreversibile. Ma in ogni caso servono soluzioni immediate, per garantire a tutti i cittadini e alle imprese il pieno accesso ai servizi finanziari. «Serve la presenza ed il sostegno al territorio da parte delle banche, altrimenti si rischia di perdere un servizio fondamentale e sociale per le comunità».

Sempre secondo le analisi di Fondazione Fiba, nei primi nove mesi dell’anno si conferma la tendenza delle banche italiane a diminuire la loro presenza sui territori; gli sportelli chiusi sono 635, con i comuni “desertificati” in ulteriore crescita (più 3 per cento), mentre aumenta il numero delle persone (più 7,3 per cento, quasi 4,3 milioni in totale) e delle imprese (più 18 mila, 250 mila in totale) che non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza. «Anche per le banche, che hanno un ruolo molto importante sotto l’aspetto sociale – continua Cavallin –, il futuro sarà legato alla sostenibilità. Non dimentichiamoci come l’articolo 47 della Costituzione garantisca l’incoraggiamento e la tutela del risparmio in tutte le sue forme. Mi auguro ci sia un sostegno massiccio verso i territori, non siano abbandonati, non lasciando indietro i più deboli, chi è meno informatizzato: penso ad esempio alle persone anziane. In questo contesto ritengo sia importante l’iniziativa della Cisl che ha promosso una raccolta firme a sostegno della Proposta di legge di iniziativa popolare sulla Partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale, proposta che è stata inserita anche nella piattaforma del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore bancario. Riteniamo maturi i tempi perché anche i lavoratori possano dire la loro nella gestione delle aziende bancarie per portare nelle stesse una visione di più lungo periodo senza ricercare utili nel brevissimo periodo molte volte a scapito della sostenibilità sociale e dell’etica (basti pensare a quanto è successo con la crisi delle banche venete nel 2017 che ha falcidiato il nostro territorio)».