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Donne al vertice, Mariacristina Gribaudi: "Arrendersi mai, il talento emerge"

Gribaudi (1)
Gribaudi (1)Amministratore unico di un’azienda leader del settore della produzione di chiavi come la Keyline spa di Treviso, mamma di sei figli e ora anche presidente della Fondazione musei civici di Venezia. Mariacristina Gribaudi non ha certo paura delle sfide. Capo di un’azienda e ora anche al vertice della più importante istituzione culturale veneziana.. “Quando sono arrivata ho trovato delle vere eccellenze e il mio compito sarà di valorizzare i talenti esistenti, ma anche di portare al suo interno uomini, donne e giovani di talento che facciano la differenza. Inoltre, gli undici musei della Fondazione rappresentano un patrimonio inestimabile, meritano molta più visibilità, meritano ognuno di vivere di luce propria e diventare degli spazi in cui i giovani possano trovare un’ambientazione che li faccia ritornare”. Qual è stato il suo percorso per arrivare a un ruolo così importante? “Io sono piemontese, nasco da una famiglia di imprenditori che ha cominciato a fare business nel 1920 a Torino. Mia nonna lavorava, mia mamma era una donna manager. Insieme a queste figure femminili di riferimento ho metabolizzato il modello di fare business del Nord-ovest, caratterizzato dall’esperienza di Adriano Olivetti. Quello che io ho portato all’interno dell’azienda è un modello di business mixato dalle mie origini”. La sua è una bella esperienza di donna al vertice. È davvero così difficile per una donna ricoprire ruoli di rilievo? “È tutto difficile, a me nessuno ha regalato niente, la strada è stata tutta in salita. Per esempio, quando nel 2002 sono entrata nel business di famiglia di mio marito, Massimo Bianchi, gestito da soli uomini per sette generazioni, è stata una grandissima sfida, dovevo superare tutti i pregiudizi legati al mio ruolo. Credo che non sia facile arrivare ai vertici seguendo i valori della meritocrazia, ma certamente si stanno aprendo delle opportunità per le donne di talento”. Come riesce a coniugare la famiglia e la vita privata con la carriera? “Dico sempre di essere una maratoneta: sono sopravvissuta a tutto correndo. Sei figli sono tantissimi, ma sono cresciuti con una capacità di autonomia quasi immediata. Per molte estati li ho portati in fabbrica per conoscere il mio mondo, lì hanno fatto dei piccoli lavoretti e poi, autonomamente, hanno sviluppato le loro capacità, anche all’estero. Inoltre, sin da quando erano piccoli ho sempre avuto la casa piena dei loro amici: sono sempre stata circondata dai giovani e questo costante contatto è servito moltissimo, anche nel mio lavoro”. Consigli da dare a una donna che vuole fare carriera? “Non arrendersi mai, essere resiliente, sorridere sempre, vedere il bicchiere mezzo pieno. Prima o poi le persone di talento emergono”. Giorgia Gay
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