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Povertà educativa in Veneto: 33mila giovani abbandonano la scuola

Secondo uno studio della CGIA il 9,8% dei giovani veneti tra i 18 e i 24 anni ha lasciato gli studi, con gravi conseguenze per il futuro lavorativo

Povertà educativa in Veneto: 33mila giovani abbandonano la scuola

Il nuovo anno è appena iniziato, ma per molti giovani veneti i banchi di scuola sono ormai un lontano ricordo. Secondo l'ultima elaborazione dell'ufficio studi della CGIA su dati Eurostat e Istat, ben 33mila giovani tra i 18 e i 24 anni hanno abbandonato prematuramente la scuola. Questi ragazzi, che al massimo hanno conseguito la licenza di terza media, non hanno proseguito con alcun corso di formazione professionale di durata superiore ai due anni e attualmente non frequentano alcun percorso scolastico o formativo. In altre parole, sono giovani che hanno appena assolto l'obbligo scolastico.

La povertà educativa è un tema spesso associato al Mezzogiorno, ma anche alcune aree del Nord, come la provincia autonoma di Bolzano, mostrano dati preoccupanti. Sebbene a livello nazionale la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano gli studi sia in diminuzione, in Veneto questa tendenza è in aumento. La situazione è particolarmente critica per i giovani provenienti da famiglie con forti disagi sociali o problemi economici.

È evidente che questi giovani avranno grandi difficoltà a trovare un'occupazione di qualità e adeguatamente retribuita. Le sfide poste dalla transizione ecologica e digitale rischiano di relegarli ai margini del mercato del lavoro. Questo scenario mette in difficoltà anche le piccole imprese, che già ora faticano a reperire figure altamente specializzate, competenze che si acquisiscono solo attraverso percorsi formativi avanzati come istituti professionali, ITS o lauree presso politecnici.

Talvolta, la "fuga" dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori può essere causata da un'insoddisfazione per l'offerta formativa disponibile. In questo contesto, gli istituti di istruzione e formazione professionale svolgono un ruolo fondamentale. Queste scuole, spesso situate in zone periferiche caratterizzate da degrado urbano e sociale, sono diventate un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti. Il loro straordinario lavoro "antidispersivo" merita di essere sostenuto con maggiori risorse.

In Italia, il Sud e le isole presentano i livelli di abbandono scolastico più elevati. La Sardegna, con un tasso del 17,3%, è la regione maggiormente in difficoltà, seguita dalla Sicilia con il 17,1% e dalla provincia autonoma di Bolzano con il 16,2%. In Veneto, il tasso è al 9,8%, in aumento di 0,3 punti rispetto al 2022 e di 1,5 punti rispetto al 2019. In termini assoluti, la Campania registra il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente, pari a 72mila unità, seguita dalla Sicilia con 62mila, dalla Lombardia con 53mila e dalla Puglia con 38mila.

Sebbene la dispersione scolastica sia in calo in tutta Europa, l'Italia si colloca al terzo posto per l'abbandono scolastico tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, con un tasso del 10,5%. Solo la Spagna, con il 13,7%, e la Germania, con il 12,8%, presentano risultati peggiori. La media dell'area euro si attesta al 9,8%.

Secondo i dati del Ministero dell'Istruzione e del Merito, nell'anno scolastico 2023/2024, il 51,4% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado in Italia ha scelto un liceo, il 31,7% un istituto tecnico e il 16,9% un istituto professionale. Tuttavia, in Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, dove le attività produttive sono più diffuse e competitive, la percentuale di studenti iscritti agli istituti tecnici e professionali è la più alta d'Italia, rispettivamente pari al 56,9%, 56% e 52,4%.

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