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25.12.2024 - 11:55
La cardiologia di Adria si trova al centro di un acceso dibattito che coinvolge cittadini, amministratori e operatori sanitari. Il Movimento 5 Stelle di Adria ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo alla riduzione delle attività cardiologiche presso l'ospedale locale, una decisione che, secondo loro, potrebbe preludere a una privatizzazione del servizio.
La notizia che la cardiologia di Adria non chiuderà, ma vedrà una riduzione delle sue attività per consentire le ferie ai professionisti, ha sollevato un polverone. I rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno dichiarato che il fatto sussiste, sottolineando come questa situazione sia un peso che grava da tempo sulla salute dei cittadini. La riduzione delle attività, infatti, rappresenta una novità preoccupante per una comunità che non aveva mai vissuto una simile situazione.
Un aspetto cruciale che emerge è la distinzione tra le degenze cardiologiche di tipo riabilitativo e quelle che si occupano di eventi cardiologici acuti. Le prime mirano a riportare il paziente alle migliori condizioni psico-fisiche possibili dopo un evento cardiologico acuto, ma non gestiscono l'emergenza stessa. Questo significa che i pazienti che necessitano di cure immediate verranno temporaneamente gestiti dal pronto soccorso e successivamente trasferiti in altre strutture. Una soluzione che, seppur temporanea, non manca di suscitare preoccupazioni tra i cittadini.
Il Movimento 5 Stelle non risparmia critiche alla governance locale, accusata di non collaborare con le forze politiche e di non coinvolgere i cittadini nelle decisioni che riguardano i servizi ospedalieri. Gli appelli lanciati dal movimento sono rimasti, a loro dire, inascoltati. La domanda che sorge spontanea è se il direttore generale Pietro Girardi abbia creduto che l'assegnazione di un incarico a un medico specialista ambulatoriale di cardiologia potesse risolvere la situazione critica dell'unità operativa cardiologica di Adria.
Il timore più grande, però, è quello di una possibile privatizzazione del servizio. L'aver permesso a due stimati medici cardiologi di lasciare l'ospedale viene interpretato come un segnale di una volontà di esternalizzare l'unità operativa. Un'ipotesi che, se confermata, potrebbe cambiare radicalmente il volto della sanità locale, sollevando ulteriori interrogativi sulla gestione delle risorse e sulla tutela della salute pubblica.
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