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Futuro incerto

Vetrerie Riunite e Borromini: posticipato l'incontro di domani. Fiom-Cgil: "Il presidio si farà comunque"

L'incontro per affrontare la riduzione del personale viene rimandato di due settimane, mentre i presidi già annunciati saranno spostati a Colognola ai Colli

Lo striscione davanti alla Borromini: "Investi anche tu per non produrre in Italia, ti regaliamo 50 milioni!"

Lo striscione davanti alla Borromini: "Investi anche tu per non produrre in Italia, ti regaliamo 50 milioni!"

Domani, giovedì 13 marzo alle 11 si sarebbe dovuto svolgere un incontro cruciale presso la sede di Veneto Lavoro tra i rappresentanti dei fondi portoghesi proprietari delle Vetrerie Riunite e di Borromini, i referenti della Regione, i sindacati Filctem Cgil, Fiom Cgil e le rappresentanze sindacali unitarie (RSU). Un incontro che si preannunciava fondamentale per il futuro di centinaia di lavoratori, ma che è stato posticipato con brevissimo preavviso al pomeriggio di mercoledì 26.

In occasione dell'incontro, i dipendenti avrebbero allestito un presidio a partire dalle 10.30 sotto la sede di Veneto Lavoro, per protestare contro i licenziamenti che stanno interessando il gruppo industriale. Il presidio si farà, ma anziché a Venezia si terrà davanti alle sedi delle due aziende, nella zona industriale di Colognola ai Colli. Anche l'orario ha subito variazioni, infatti la CGIL ha annunciato che la manifestazione inizierà alle 7.30 del mattino per poi concludersi alle 9.00.

Le Vetrerie Riunite hanno avviato dal 7 marzo una procedura di riduzione del personale, che coinvolgerà 49 dipendenti a tempo indeterminato, aggiungendosi agli esuberi già annunciati per i lavoratori della Borromini. Una situazione che prevede un futuro incerto anche per i 70 lavoratori in somministrazione, il cui destino appare tutt'altro che promettente.

I segretari generali di Fiom e Filctem di Verona non nascondono il loro disappunto: "Condanniamo la poca trasparenza dell’azienda e la mancata serietà dimostrata nelle ultime settimane. Le decisioni intraprese vanno contro le rassicurazioni date durante i tavoli istituzionali", affermano, sottolineando le incongruenze tra le promesse fatte e le azioni intraprese dai proprietari.

Le Vetrerie Riunite e Borromini sono state acquistate alla fine del 2023 dai fondi portoghesi Tangor e Teak Capital, i quali, nel giro di poco più di un anno, hanno avviato un processo di smantellamento del sito di Colognola ai Colli. La chiusura della Borromini è stata il primo passo, seguita dalla decisione di spegnere uno dei forni delle Vetrerie Riunite, con un ulteriore impatto sul numero di posti di lavoro.

La giustificazione dell’azienda per i licenziamenti, legata alla necessità di contenere i costi di produzione a fronte della riduzione del mercato e della forte concorrenza estera, non convince i sindacati. Essi ricordano che la reale causa di questa crisi sembra essere una mancanza di investimenti in tecnologia e automazione, un fattore che ha ulteriormente indebolito la competitività dell’azienda.

"Da quanto abbiamo potuto capire, questi investimenti sono stati indirizzati verso acquisizioni in Cina, alimentando il sospetto che il sito di Colognola ai Colli non rientri nei piani futuri del gruppo. Non possiamo accettare che le scelte di gestione vadano a scapito dei lavoratori e del territorio che ha contribuito al successo di queste realtà", dichiarano i rappresentanti dei sindacati.

Il timore, quindi, è che le Vetrerie Riunite e Borromini stiano percorrendo un cammino che porterà al disimpegno dal territorio italiano, nonostante gli aiuti pubblici ricevuti negli ultimi anni. Per i lavoratori, essere definiti "esuberi" è stato un duro colpo, soprattutto dopo aver contribuito a rendere queste aziende dei leader di mercato.

I sindacati auspicano che l’incontro, nonostante il rinvio di due settimane, possa portare a un cambio di rotta e a una fermata delle "decisioni scellerate" adottate dalla proprietà, una posizione che, chiariscono i sindacati, non cambierà nei giorni a venire. "A fronte del sostegno pubblico, il Gruppo ha un debito nei confronti del territorio e dei suoi lavoratori, che non possono essere trattati come meri numeri da ridurre. Speriamo che le istituzioni possano mettere un freno a questo disastro", concludono i rappresentanti dei lavoratori.

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