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25.05.2025 - 12:30
Il dottorando Giovanni Guglielmi
309 morti, più di 1600 feriti, 70mila sfollati. È rimasto impresso nella memoria collettiva di ognuno di noi il violento terremoto che nel 2009 ha distrutto la città dell’Aquila, con conseguenze pesantissime anche sul patrimonio culturale e artistico. Una sorte analoga ma in tempi più recenti è toccata alle città di Amatrice e Norcia, con le terribili scosse magnitudo 6.0 e 6.5 del 2016. Ma cos’hanno in comune queste città? Si trovano in una delle zone più sismicamente attive d’Italia: l’Appennino. Un’area ad alto rischio, che proprio per la sua pericolosità rappresenta un campo fondamentale per tutti gli studiosi che cercano di comprendere il fenomeno. Ce lo conferma Giovanni Guglielmi, dottorando in Earth Sciences all’Università Sapienza di Roma, ma originario di Montegrotto.
Giovanni, partiamo dal suo lavoro: come si svolge una giornata tipo in laboratorio?
“Il mio campo di ricerca si concentra sullo studio in laboratorio dei terremoti che colpiscono l’Appennino. Attraverso macchinari sofisticati, riproduciamo in piccola scala i processi che avvengono durante un terremoto utilizzando proprio le rocce che hanno generato il sisma di Norcia, prelevate a circa 4.5 km di profondità e le sottoponiamo alle stesse pressioni che subiscono all’interno della Terra, ma in ambiente controllato. L’obbiettivo è migliorare sempre di più la nostra comprensione del fenomeno, con la speranza di arrivare un giorno a fare delle previsioni accurate per poter salvare vite umane”.
Quanto siamo vicini oggi alla possibilità di prevedere un terremoto?
“La nostra capacità di previsione è limitata dalla complessità del fenomeno: i terremoti si originano a migliaia di metri di profondità nella crosta terrestre, con dinamiche estremamente difficili da osservare. Siamo ancora lontani dall’avere un quadro completo che ci permetta di fare previsioni, ma stiamo facendo piccoli e lenti passi in avanti, anche grazie a nuovi strumenti come l’intelligenza artificiale”.
In che modo?
“L’AI ci consente di osservare statisticamente una quantità enorme di dati, provenienti da sismometri e sensori posti in zone sismicamente attive come il Giappone e la California. Partendo da questi dati, l’AI è in grado di individuare pattern ricorrenti, che in futuro potrebbero essere utili a prevedere l’avvento di un terremoto”.
Parlando di prevenzione, quanto influisce l’edilizia?
“Moltissimo. Pensiamo al terremoto in Turchia e Siria del 2023: magnitudo 7.8, più di 60.000 vittime. Un anno dopo, una scossa molto simile in Giappone, ma le vittime erano poco più di 500. Stiamo parlando di numeri completamente diversi, e questo la dice lunga su quanto le infrastrutture possano fare la differenza in termini di sicurezza”.
E in Veneto possiamo considerarci tranquilli?
“Quando si parla di terremoti non ci si può mai considerare tranquilli, nemmeno in zone che negli ultimi anni non sono state interessate da eventi particolari. Mai abbassare la guardia: le onde sismiche si possono propagare anche per centinaia di km. Basti pensare al terremoto dell’Emilia del 2012: nonostante il sisma si fosse generato a km di distanza, si è percepito chiaramente anche in Veneto, arrivando a danneggiare un certo numero di edifici. Avrebbe potuto avere conseguenze devastanti”.
E in caso di terremoto, cosa dovrebbe sapere un cittadino?
“La Protezione Civile redige linee guida molto dettagliate alle quali è necessario attenersi scrupolosamente. Le parole d’ordine, in un paese sismicamente attivo come l’Italia, sono sempre la prevenzione e la corretta informazione”.
Giulia Turato
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