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Aviaria, cresce la preoccupazione nella Bassa Padovana dopo il primo focolaio in Friuli

Coldiretti chiede ristori rapidi e certi per sostenere un settore in allerta e a rischio

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Immagine di repertorio

Dopo la conferma del primo caso di influenza aviaria in un allevamento di Povoletto, nel Friuli Venezia Giulia, si intensifica l’allerta anche nella Bassa Padovana. La zona, inclusa nella cosiddetta “zona B” ad alto rischio di introduzione e diffusione del virus, comprende aree come l’Estense e il Montagnanese. Al momento, in Veneto non sono stati rilevati casi, grazie alle rigorose misure di biosicurezza applicate negli allevamenti e al piano regionale di sorveglianza per la stagione 2025/2026.

Cristina Zen, presidente della Consulta Avicola di Coldiretti Veneto, ha sottolineato l’impegno degli allevatori, che accettano sacrifici rilevanti per proteggere l’intero comparto avicolo nazionale. «È fondamentale – ha detto – che tali sforzi siano accompagnati da ristori concreti, adeguati e soprattutto tempestivi. Anche se il Ministero ha previsto fondi specifici per le aziende colpite, senza una copertura immediata si rischia di mettere a repentaglio la stabilità del settore».

Coldiretti invita Regione e Governo a collaborare per snellire le procedure di indennizzo e garantire anticipi utili a coprire le spese quotidiane degli allevatori. Intanto, continuano gli incontri tecnici sul territorio per rafforzare la consapevolezza e la gestione della biosicurezza negli allevamenti.

In provincia di Padova, tra allevamenti commerciali esclusi quelli familiari, si contano circa 310 strutture con oltre 7,2 milioni di capi, tra cui quasi 3,4 milioni di galline ovaiole e 2,8 milioni di polli da carne. La scorsa stagione, nonostante i 24 focolai registrati in Veneto, la provincia padovana è rimasta indenni, grazie alle misure di prevenzione messe in atto.

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