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Protesta alla Fenice: «Non è una questione politica, ma di rispetto per la musica»

Parla la coreuta e sindacalista Francesca Poropat: “Nomina calata dall’alto, ma la Clemenza di Tito andrà in scena: non vogliamo deludere il pubblico”

La Fenice

Foto di repertorio

“Non è un capriccio né una questione politica. È una questione musicale, di rispetto reciproco e di metodo”. Così Francesca Poropat, rappresentante delle RSU del Teatro La Fenice, è intervenuta ai microfoni di Buongiorno Veneto su Radio Veneto24 per spiegare le ragioni della protesta che da settimane anima l’ambiente del teatro veneziano, dopo l’annuncio della nomina di Beatrice Venezi come futura direttrice musicale.

La manifestazione di lunedì a Venezia ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da numerose fondazioni liriche italiane. “Ci ha riempito il cuore – racconta Poropat – perché molti colleghi di altri teatri, soprattutto del Nord, sono venuti a sostenerci. Questo dimostra che non si tratta di un’iniziativa isolata della Fenice, ma di un disagio condiviso da tutto il mondo musicale”.

Al centro della contestazione, secondo la rappresentante sindacale, c’è il metodo con cui è stata decisa la nomina. “Il ruolo di direttore musicale è fondamentale: si tratta della figura di riferimento per l’orchestra e per il coro. Di norma si sceglie una persona che abbia già lavorato con il teatro, che conosca le masse artistiche e ne condivida lo spirito. Fare musica insieme richiede conoscenza e armonia, non imposizioni dall’alto”.

Poropat ha ricostruito anche i passaggi che hanno portato alla rottura con il sovrintendente e direttore artistico Nicola Colabianchi: “A metà settembre avevamo chiesto chiarimenti su alcune voci di stampa, e ci era stato detto che non c’era nulla di imminente e che ci sarebbe stato tempo per confrontarsi. Dopo pochi giorni, invece, la nomina è stata ufficializzata con un comunicato. È stato un fulmine a ciel sereno”.

Dopo il confronto fallito con Colabianchi e con il sindaco Luigi Brugnaro, presidente del Consiglio di indirizzo della fondazione, i rappresentanti dei lavoratori hanno deciso di appellarsi al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Il teatro è sostenuto anche da fondi pubblici, regionali e comunali – sottolinea Poropat –. Se il dialogo a livello locale si è interrotto, è naturale rivolgersi alla Regione, che è parte del Consiglio di indirizzo e ha voce in capitolo”.

Sulle accuse di strumentalizzazione sindacale, Poropat respinge con decisione: “Mi strappa un sorriso. Io non sono una sindacalista di professione, sono un’artista del coro. Il sindacato sono i lavoratori stessi, e il suo ruolo è garantire che le proteste possano avvenire in modo corretto. Parlare di strumentalizzazione non ha senso”.

Infine, un messaggio rassicurante per il pubblico: la protesta continuerà, ma senza interrompere le attività artistiche. “Il 20 novembre La clemenza di Tito di Mozart andrà regolarmente in scena. Non abbiamo nessuna intenzione di scioperare per questa occasione: il nostro pubblico ci sta sostenendo in modo commovente e non vogliamo deluderlo. Troveremo altre forme per far sentire la nostra voce”.

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