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Tutela dei minori
14.08.2025 - 17:10
Emanuela Natoli, presidente dell’associazione Movimentiamoci Vicenza
La morte di un ragazzo tunisino di 17 anni, arrestato a Vicenza dopo un intervento della polizia con il taser e deceduto all’ospedale di Treviso in seguito a un tentativo di suicidio nel carcere minorile, scuote l’opinione pubblica e apre interrogativi sul sistema di tutela dei minori stranieri non accompagnati.
A chiedere chiarezza è Emanuela Natoli, presidente dell’associazione Movimentiamoci Vicenza, che sottolinea la necessità di indagare non solo i fatti specifici ma anche le condizioni di tanti giovani in situazioni simili. «Questo ragazzo viveva un forte disagio e aveva bisogno di attenzione e sostegno – afferma Natoli –. Quali interventi sono stati messi in atto per il suo inserimento e la sua integrazione? Perché collocarlo in un istituto penale invece di una struttura specializzata con supporto psicologico e sociale?».
Natoli si interroga anche su quanto sia stato tenuto conto dei traumi che molti minori portano con sé nel viaggio verso l’Italia. Pur ribadendo che comportamenti violenti non vanno giustificati, la presidente ricorda che «è morta una persona, e ogni vita merita rispetto e dignità».
L’associazione chiede inoltre un’analisi dell’efficacia dei progetti per minori stranieri e un eventuale ripensamento delle procedure. «Questo ragazzo non aveva una famiglia accanto – conclude – e per questo chi lo aveva in carico avrebbe dovuto garantirgli presenza, attenzione e continuità. Non si tratta solo di un singolo caso, ma di quale società vogliamo costruire. Un 17enne non dovrebbe mai trovarsi a morire in una cella».
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