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Chico Forti, lo zio accusa: "Qualcuno vuole vederlo morire in carcere"

La richiesta di libertà condizionale per Chico Forti respinta dal Tribunale di Sorveglianza: lo zio denuncia ingiustizie e tempi di attesa insostenibili

Chico Forti, lo zio accusa: "Qualcuno vuole vederlo morire in carcere"

Foto di repertorio

La vicenda di Chico Forti, l'italiano condannato a vita per l'omicidio di un cittadino americano negli Stati Uniti, continua a scuotere le coscienze. L'ultima decisione, quella del Tribunale di Sorveglianza di Verona, ha respinto la richiesta di libertà condizionale, un provvedimento che da anni i familiari e i sostenitori di Forti sperano possa porre fine a una lunga ingiustizia.

Gianni Forti, lo zio di Chico, ha espresso con rabbia e dolore la propria frustrazione per il rigetto della domanda. "Purtroppo la richiesta di libertà condizionale è stata rigettata con motivazioni assurde e inesistenti", ha dichiarato, accusando le autorità giudiziarie di prolungare in maniera insostenibile il calvario di suo nipote.

Secondo Gianni Forti, la situazione sta diventando intollerabile, con i tempi massimi di detenzione già ampiamente superati. "Non sappiamo più cosa fare", ha continuato lo zio, "dobbiamo ora ricorrere in Cassazione, ma ci vorrà ancora molto tempo. È evidente che qualcuno lo odia al punto da volerlo vedere morire in carcere."

Chico Forti, arrestato nel 2000 e condannato a 25 anni di carcere per l'omicidio di un imprenditore statunitense, ha sempre sostenuto la propria innocenza. Negli anni, il caso ha sollevato un'ondata di solidarietà in Italia e all’estero, con numerosi appelli per una revisione del processo e per il suo rilascio.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Verona rappresenta un ennesimo capitolo di una lunga e complessa battaglia legale, in cui il tempo sembra giocare contro Forti, ormai dietro le sbarre da più di venticinque anni. Se la sua richiesta di libertà condizionale fosse stata accolta, Chico avrebbe potuto finalmente iniziare una nuova fase della sua vita, fuori dalla prigione.

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