Il TAR da ragione alla Questura di Padova: la sala slot di Este andava chiusa

La Questura di Padova aveva disposto la chiusura dopo aver riscontrato un flusso di denaro anomalo pari a un milione di euro al mese

Adamo Chiesa

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27.09.2025 - 08:30

Un agente notifica la chiusura del locale

Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha dato ragione alla Questura di Padova in merito alla vicenda della videolottery di Este, la cui licenza era stata revocata nel luglio scorso. Il provvedimento, firmato dal questore Marco Odorisio, è stato confermato nella sentenza di primo grado pubblicata il 22 settembre. La decisione nasce da un’istruttoria avviata dalla Divisione Polizia Amministrativa e di Sicurezza, che aveva rilevato un volume di affari sospetto legato a operazioni di prelievo attraverso il POS interno all’esercizio. Le transazioni, per circa un milione di euro al mese, sono state ritenute riconducibili a condotte potenzialmente collegate al reato di riciclaggio. La società ricorrente, di gestione cinese, aveva ottenuto inizialmente una sospensiva del provvedimento e aveva contestato la legittimità dell’atto, sollevando questioni di merito e di procedura. Il Tar ha tuttavia respinto ogni doglianza, ritenendo fondato l’operato della Questura e sottolineando la coerenza delle valutazioni compiute. Oltre al rigetto del ricorso, la sentenza ha disposto la condanna al pagamento di 2.000 euro in favore del Ministero dell’Interno, oltre alle spese processuali. Il giorno successivo alla pubblicazione della decisione, gli agenti della Questura hanno notificato l’atto definitivo e disposto la chiusura della sala giochi.

La decisione nasce da un’istruttoria avviata dalla Divisione Polizia Amministrativa e di Sicurezza, che aveva rilevato un volume di affari sospetto legato a operazioni di prelievo attraverso il POS interno all’esercizio. Le transazioni, per circa un milione di euro al mese, sono state ritenute riconducibili a condotte potenzialmente collegate al reato di riciclaggio.

La società ricorrente, di gestione cinese, aveva ottenuto inizialmente una sospensiva del provvedimento e aveva contestato la legittimità dell’atto, sollevando questioni di merito e di procedura. Il Tar ha tuttavia respinto ogni doglianza, ritenendo fondato l’operato della Questura e sottolineando la coerenza delle valutazioni compiute.

Oltre al rigetto del ricorso, la sentenza ha disposto la condanna al pagamento di 2.000 euro in favore del Ministero dell’Interno, oltre alle spese processuali. Il giorno successivo alla pubblicazione della decisione, gli agenti della Questura hanno notificato l’atto definitivo e disposto la chiusura della sala giochi.