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Omicidio stradale a Tempio di Ormelle: processo quasi concluso per l’investimento di Massimo Feletto

Il giostraio opitergino Vittorio Spigolon è accusato di aver travolto e ucciso il 50enne disabile

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Massimo Feletto

È attesa per il 13 gennaio 2026 la sentenza del processo in rito abbreviato a carico di Vittorio Spigolon, 67 anni, giostraio di Oderzo, imputato per omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso. L’uomo è accusato di aver travolto e ucciso Massimo Feletto, 50enne di Tempio di Ormelle, la sera del 14 luglio 2024, lungo via Campagne, mentre la vittima camminava con la propria badante, una donna di 40 anni di origine marocchina. Quest’ultima era rimasta ferita nell’impatto.

Sul banco degli imputati anche Walter Manfè, 57 anni, di Orsago, che secondo l’accusa avrebbe aiutato Spigolon a nascondersi nei giorni successivi all’episodio, offrendogli protezione e supporto logistico.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Spigolon avrebbe investito Feletto a forte velocità e sarebbe poi fuggito senza prestare soccorso, nonostante l’auto avesse riportato danni visibili, tra cui la perdita dello specchietto retrovisore destro. Proprio quel particolare ha permesso agli inquirenti di risalire al veicolo, anche grazie alle immagini di videosorveglianza della zona.

Una volta identificato, l’uomo è stato incastrato anche dall’analisi dei tabulati telefonici e delle celle agganciate dal suo cellulare la sera della tragedia. Da lì è emerso anche il coinvolgimento di Manfè, indagato per favoreggiamento personale.

Durante l’interrogatorio di garanzia, Spigolon ha negato ogni responsabilità, sostenendo di aver prestato la sua Fiat Grande Punto a una donna di nome Maria, con la quale avrebbe avuto una relazione occasionale e che poi sarebbe “sparita” insieme al telefono e all’auto. Una versione che il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto inverosimile, disponendo nei suoi confronti l’obbligo di dimora.

La famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Fabio Crea, è stata ammessa come parte civile: a costituirsi sono stati la sorella e i nipoti del 50enne, molto conosciuto nella comunità di Ormelle, dove era apprezzato per la sua gentilezza e disponibilità.

Il nome di Spigolon era già noto alle cronache: nel 2020 era stato coinvolto in un’inchiesta sulla banda delle “marmotte”, autrice di una serie di furti a bancomat tra le province di Treviso, Venezia, Rovigo, Pordenone, Udine e Trento. Per quei fatti aveva patteggiato una pena di 2 anni e 7 mesi.

Ora il processo per la morte di Massimo Feletto entra nella sua fase finale. Con il rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena in caso di condanna, Spigolon potrebbe beneficiare di uno sconto, ma resta pesante l’accusa di omicidio stradale aggravato.

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