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Venezia, smantellata la rete dei borseggiatori: 23 arresti. “Ora basta impunità”

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Venezia ha messo fine a una lunga scia di furti ai danni di turisti e residenti

Venezia, smantellata la rete dei borseggiatori: 23 arresti. “Ora basta impunità”

Foto di repertorio

La polizia di Venezia ha sgominato un’organizzazione criminale responsabile di decine di borseggi. Ventitré persone sono state fermate e arrestate dopo un’indagine condotta dal nucleo investigativo dei Carabinieri. Gli inquirenti hanno accertato almeno 32 colpi, per un bottino complessivo di oltre 50.000 euro. Un risultato importante che segna un cambio di passo nella gestione di questi reati: “Non vige più la regola del fermati e rilasciati dopo poche ore”, ha commentato la trasmissione Veneto 24.

Ospite del programma, Monica Poli — conosciuta in rete come Lady Pickpocket e fondatrice del gruppo “Cittadini non distratti” — ha espresso soddisfazione per l’operazione: “Ringraziamo le forze dell’ordine, è un duro colpo a una delle organizzazioni criminali più radicate in città. A Venezia non si viene più per rubare”.

Poli, che da oltre un decennio documenta i borseggi con video e segnalazioni, denuncia il vero volto del fenomeno: dietro a molte di queste attività ci sarebbe un sistema di sfruttamento, soprattutto di donne incinte e minori. “È una mafia organizzata — spiega Poli — con uomini ai vertici e donne mandate in strada, spesso costrette a coinvolgere i propri figli. Ci sono bambini di 11 o 13 anni già più volte fermati e riconsegnati alle madri. Questo non è accettabile: servono interventi dei servizi sociali, i minori vanno tolti da quelle famiglie e inseriti in strutture protette”.

Secondo i dati raccolti dall’associazione, a Venezia si registrano fino a 80-100 borseggi al giorno nei periodi di punta turistica. Un giro d’affari milionario che, secondo la Poli, potrebbe alimentare anche altre forme di criminalità organizzata in Europa.

Monica Poli non risparmia un attacco al sistema giudiziario: “Le borseggiatrici sanno di vivere nell’impunità. Con la riforma Cartabia, molti reati non sono più procedibili d’ufficio. È una follia: chi ruba deve pagare. Bisogna tornare a pene certe e immediate.” La Poli auspica che i nuovi decreti legge correggano le distorsioni del sistema, limitando il ricorso alla “giustizia riparatoria”, che oggi permette di chiudere i procedimenti con un semplice risarcimento.

Nel suo intervento conclusivo, la fondatrice di Cittadini non distratti ha rilanciato un appello: “Noi cittadini paghiamo le tasse e abbiamo diritto alla sicurezza. Non si può continuare a giustificare chi vive di furti e sfrutta i minori. Le regole valgono per tutti.” La sua battaglia, iniziata anni fa tra i calli di Venezia, continua oggi come simbolo di un’Italia che chiede legalità e tutela per i cittadini e per i turisti che ogni giorno visitano il nostro Paese.

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