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Allarme ambientale
29.12.2025 - 16:07
Campionamenti lungo il Po
È stato pubblicato oggi il bilancio finale di “Operazione Fiumi – Esplorare per custodire”, la campagna itinerante con cui Legambiente ha monitorato nel 2025 lo stato di salute di tredici corsi d’acqua del Veneto. L’indagine, realizzata con il supporto tecnico di Arpav e il contributo di Coop Alleanza 3.0 e BCC Veneta, conferma un quadro complessivamente stabile rispetto agli anni precedenti, ma senza segnali di reale miglioramento.
Secondo Legambiente, la depurazione resta discontinua e i batteri fecali continuano a rappresentare una criticità diffusa, soprattutto nei bacini del Retrone e del Bacchiglione. Su 53 punti di campionamento, 21 hanno superato il valore di 1000 MPN/100 mL, il che significa che su 100 millilitri d'acqua, si stima che vengano trovate in media mille particelle. Nei punti più problematici, localizzati a Vicenza e Creazzo, gli indicatori di escherichia coli hanno raggiunto livelli molto superiori alla soglia di 5000 MPN/100 mL prevista per gli scarichi dei depuratori. Anche Adige, Brenta, Livenza, Sile, Brentella e Piovego mostrano diverse situazioni di superamento.
Per il glifosate il quadro rimane simile a quanto registrato negli ultimi anni: il limite di legge di 0,1 microgrammi per litro è stato oltrepassato in quattro punti, tra Fratta Gorzone, Canalbianco, Brenta e Dese. Nel Livenza è emersa ancora la presenza di Terbutrina, un pesticida fuori commercio dal 2003 ma tuttora rintracciabile nelle acque.
Sul fronte dei Pfas, sostanze che si distinguono per la loro persistenza, la presenza è stata riscontrata in otto fiumi su dieci. Retrone e Fratta Gorzone risultano i più contaminati e, nel caso del Retrone, sono stati rilevati per la prima volta anche composti di nuova generazione come GenX e C6O4. Le concentrazioni misurate superano in più punti la sommatoria di 100 ng/L prevista per la potabilità dal decreto legislativo 18/2023, oltre ai valori guida stabiliti per PFOS e PFOA. Altri superamenti puntuali sono stati individuati nel Livenza, mentre Piave e Adige risultano al momento i due fiumi che non hanno evidenziato la presenza di questi composti nei campionamenti.
Accanto all’analisi scientifica, Legambiente richiama l’attenzione sui dodici anni trascorsi dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas in Veneto. Dopo la condanna di undici ex dirigenti Miteni nel giugno 2025, il 14 novembre è stato presentato a Lonigo il “Patto di Comunità per la bonifica del sito ex-Miteni di Trissino”, che chiede interventi immediati per la messa in sicurezza dell’area e per la tutela della salute pubblica.
“La lettura congiunta dei dati raccolti da Legambiente e di quelli ufficiali restituisce un quadro eterogeneo” osserva Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto. “Gli strumenti di monitoraggio ci sono, ma serve una scelta politica decisa per ridurre le fonti di contaminazione e rendere strutturali gli interventi sulla depurazione e sulle pratiche agricole”.
La campagna ha toccato tutte le province attraversate dai fiumi monitorati, con incontri, laboratori e attività di citizen science tra metà maggio e fine giugno. Sono stati raccolti 116 campioni analizzati per tre gruppi di inquinanti: batteri fecali, glifosate e Pfas. Il metodo adottato, basato sul coinvolgimento diretto dei cittadini, ha ampliato la capacità di osservazione dei corsi d’acqua e ha stimolato la partecipazione delle comunità locali.
Tra gli aspetti emersi, anche il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici, che incrocia sempre più frequentemente la questione della gestione delle risorse idriche. Eventi estremi come siccità e alluvioni impongono un ripensamento delle strategie di tutela dei territori, soprattutto nelle aree più esposte.
“Un’attenzione a 360 gradi sulla risorsa idrica è ormai un obiettivo primario”, commenta Giulia Bacchiega, responsabile della campagna. “Operazione Fiumi ha lo scopo duplice di valutare lo stato delle acque e il modo in cui ne facciamo uso e gestione”.
L’associazione ribadisce infine la necessità di non abbassare la guardia: la presenza di sostanze persistenti nei corsi d’acqua veneti, unite alla pressione crescente del clima, impone interventi strutturali e una strategia duratura di prevenzione e controllo.
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