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Eccellenze sanitarie

Chirurgia da record a Verona, trapiantati 3.000 reni dal '68

Tra i primati, anche l'organo più longevo: donato dalla madre 90enne, tiene da 19 in vita la figlia

Da sinistra Antonelli, Rossi, Bravi e Boschiero

Da sinistra Antonelli, Rossi, Bravi e Boschiero

Un traguardo che segna la storia della sanità italiana: lo scorso 8 febbraio, nelle sale operatorie del Polo Confortini di Verona, è stato eseguito il tremillesimo trapianto di rene. Il paziente, un uomo di 47 anni, sta seguendo un decorso regolare e rappresenta l’ultimo tassello di un percorso iniziato nel 1968, quando fu eseguito il primo trapianto di rene in Veneto, il secondo in Italia dopo Roma.

Oltre al numero impressionante di interventi, l’ospedale di Borgo Trento detiene anche un primato di eccezionale valore scientifico: il rene trapiantato più longevo d’Italia. Donato da una madre alla figlia nel 1972, oggi quell’organo ha un’età anagrafica di 109 anni ed è ancora pienamente funzionante. La madre è scomparsa all’età di 90 anni, ma la figlia continua a vivere grazie a quel trapianto.

Il percorso del trapianto di rene a Verona è legato indissolubilmente al professor Piero Confortini, pioniere della chirurgia, a cui è stato dedicato il Polo Confortini, uno dei centri chirurgici più avanzati d’Europa. Da quel primo intervento del 1968, il programma di trapianto è cresciuto fino a diventare il più longevo d’Italia.

Il dottor Luigino Boschiero, direttore dell’Unità di Chirurgia del trapianto di rene, segue il programma dal 1984, quando il numero totale di trapianti era appena 370. “Ogni intervento è solo l’inizio di un lungo percorso – spiega Boschiero – perché il follow-up dei pazienti dura tutta la vita. Il nostro è un lavoro multidisciplinare che coinvolge molte professionalità, dalla terapia intensiva alla microbiologia, fino alla medicina trasfusionale”.

L’80% dei trapianti avviene grazie a donatori deceduti, mentre il restante 20% proviene da donatori viventi, spesso familiari del ricevente. Negli ultimi anni, l’adozione di nuovi protocolli ha permesso di ampliare i criteri di idoneità dei donatori fino agli 80 anni, aumentando così le possibilità di trovare organi compatibili.

L’Unità di trapianto di Verona è un punto di riferimento a livello nazionale, con il 60% dei pazienti provenienti da fuori regione. Il tempo è un fattore cruciale: l’intervento deve avvenire entro 12 ore dal prelievo dell’organo. Con una media di 110 trapianti l’anno e 55 interventi eseguiti su pazienti pediatrici, il centro continua a migliorare le sue tecniche, puntando ora sulla chirurgia robotica e sulle procedure mininvasive.

Il professor Alessandro Antonelli, direttore del Dipartimento di Chirurgia e Oncologia, sottolinea come la ricerca stia evolvendo rapidamente: “Oltre a perfezionare le tecniche chirurgiche, stiamo guardando con interesse alle sperimentazioni genetiche negli Stati Uniti per ottenere organi idonei al trapianto umano”.

Callisto Marco Bravi, direttore generale dell’Aoui di Verona, celebra il risultato: “Il nostro obiettivo non è solo raggiungere numeri importanti, ma garantire la migliore assistenza possibile ai pazienti. Questo traguardo è frutto di oltre cinquant’anni di eccellenza clinica e ricerca, ma soprattutto della generosità dei donatori e delle loro famiglie, senza cui nulla sarebbe possibile”.

Con uno sguardo alla storia e uno al futuro, il programma di trapianto di rene a Verona continua a essere un simbolo di innovazione e speranza per i pazienti in attesa di una nuova vita.

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