Nessuna penale per la rottura dell’accordo che doveva convertire la cava Campagnole in area produttiva. Il Pd non si accontenta dei dati dell’Arpav e chiede le dimissioni del sindaco di Paese con una mozione di sfiducia
Addio alla zona industriale della discordia sul confine tra Paese, Quinto e Morgano. La cava Campagnole di Padernello non verrà più convertita in area produttiva. La Cosmo Ambiente ha chiesto al Comune di Paese di rompere l’accordo sottoscritto un anno e mezzo fa che prevedeva la costruzione di capannoni su 80mila metri quadrati del sito estrattivo. E il 30 gennaio la giunta del sindaco Francesco Pietrobon ha accettato la proposta dall’azienda di Noale. Il maxi-sequestro dello scorso novembre di 200mila tonnellate di materiale che non sarebbe stato bonificato stivato negli anni dalla stessa Cosmo Ambiente nella cava di via Vecelli, di proprietà della ditta Canzian, ha fatto saltare tutti i piani. Nonostante la rottura dell’accordo, nessuno pagherà penali. “Abbiamo detto fin dall’inizio che l’operazione sarebbe dovuta partire entro maggio, fine del mio mandato – spiega Pietrobon – la ditta ha comunicato che non ci sono più i tempi tecnici. E noi abbiamo accettato: nessuna delle parti in causa avanzerà la richiesta di risarcimenti”. Il 31 gennaio è andato in scena un consiglio comunale infuocato. Il Pd ha chiesto le dimissioni di Pietrobon. Ma la mozione di sfiducia è stata bocciata: 10 a 6. La buona notizia è che fino ad ora il materiale stivato nella cava non ha inquinato l’acqua e l’aria. Era la paura più grande di Quinto e Morgano, che si trovano a valle. Più ancora del timore di vedere le proprie strade invase dai camion. L’Arpav ha confermato che nelle falde acquifere la presenza di inquinanti è di gran lunga inferiore ai limiti dettati dalla legge. Il valore più elevato è quello dei solfati: 53,9 milligrammi per litro a fronte di un limite di 250. Poi c’è il rame: un microgrammo per litro su un limite di mille. Di seguito gli altri: meno di un microgrammo per litro di nichel su un limite di 20, meno di 5 microgrammi di selenio su un limite di 10 e meno di 4 microgrammi di piombo su un limite di dieci. Nell’aria, inoltre, non sono state rilevate fibre di amianto. Mentre l’Usl della Marca ha ribadito che le statistiche sui tumori e sulla mortalità a Paese non evidenziano differenze rispetto agli altri comuni trevigiani. In Italia il tasso di incidenza del mesotelioma maligno della pleura è pari a 3,6 casi negli uomini e 1,3 nelle donne ogni 100mila abitanti. Il comune alle porte di Treviso è in linea: qualche unità, negli anni, su oltre 20mila residenti. A Paese, insomma, non si muore più che altrove. Ma il Pd non si accontenta dello scampato pericolo. “La maggioranza dice di aver fatto tutto quello che poteva. Non è così – afferma Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd – a Paese ci ritroviamo con una montagna di rifiuti, anche pericolosi, arrivati, depositati e ora stoccati illegalmente. Chissà quando mai qualcuno li porterà via”. Mauro Favaro
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