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Ernia del disco? Al Ca' Foncello di Treviso tutto in un giorno

équipe Chirurgia Spinale ca' Foncello

Al Ca’ Foncello di Treviso, per trattare l'ernia del disco, c'è una nuova tecnica in endoscopia che riduce dolori postoperatori e tempi di ripresa.

La notizia è, se non rivoluzionaria, quantomeno di grande conforto per tutti coloro la cui vita è spesso condizionata dalla presenza di un’ernia del disco. Nel reparto di neurochirurgia spinale dell’ospedale Ca’ Foncello coordinata da Jacopo Del Verme, che fa parte della neurochirurgia diretta da Giuseppe Canova, recentemente è stata adottata con successo una tecnica mininvasiva che permette l’intervento e la dimissione direttamente in giornata. “La nuova tecnica transforaminale endoscopica per effettuare la foraminotomia o l’asportazione di ernia del disco è ancora poco diffusa in Italia e viene applicata in pochi ospedali del Veneto. A Treviso viene eseguita grazie alla sinergia e alla collaborazione con varie realtà del Ca’ Foncello, come  la direzione medica, l’ortopedia, la day surgery, anestesia e rianimazione, oltre a équipe infermieristiche e tecnici di neuroradiologia”, afferma Jacopo Del Verme, che spiega come la nuova tecnica abbia un successo equiparabile a quello tradizionale ma con vantaggi di ripresa e conservazione delle strutture anatomiche decisamente superiori. Si tratta di una patologia abbastanza diffusa, che colpisce indifferentemente uomini e donne, più frequentemente sotto i 65 anni. Oltre questa soglia di età a presentarsi di più è invece la stenosi del forame, come conseguenza a un’artrosi degenerativa della colonna vertebrale. Ma come funziona esattamente? “Per alcune tipologie di ernie del disco e delle compressioni radicolari da stenosi del forame intervertebrale viene utilizzato un endoscopio. Al paziente – spiega il neurochirurgo spinale dell’ospedale di Treviso – viene praticata una microincisione, della misura di circa un centimetro e mezzo, rispettando completamente le fibre muscolari che, a differenza di quanto avviene nell’approccio classico, non vengono staccate dall’osso ma solo attraversate. In questo modo – continua lo specialista – si rispetta l’anatomia, permettendo così una veloce ripresa del paziente”. Nel giro di due ore il paziente può già alzarsi ed essere dimesso nella stessa giornata in cui è stato sottoposto all’intervento. “Una bella differenza, che riduce drasticamente sia i dolori postoperatori che i tempi di ripresa”, sottolinea Del Verme. L’organizzazione per la presa in carico dei pazienti idonei alla procedura è già stata attivata: nel reparto di neurochirurgia è stato creato un percorso dedicato, con tanto di équipe, posti letto e sedute operatorie. La previsione è che saranno effettuati circa cento interventi l’anno. (s.s.)  
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