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A 31 anni Martina guida gli imprenditori a scoprire i vantaggi del mondo digitale

Martina Mantoan

Martina Mantoan, l'esperta del mondo digitale

Dopo aver girato per l'Europa ora Martina è tornata a Vicenza e nel Veneto

Martina Mantoan, l'esperta del mondo digitale
Ha due obiettivi: aiutare le aziende che desiderano migliorarsi a individuare i prodotti digitali necessari per restare al passo con le richieste dei mercati. Diffondere la cultura delle tecnologie immersive nel territorio. Per Martina Mantoan, 31 anni, questa sfida è divenuta un lavoro dal nome ben preciso: “business development”. Nata a Vicenza, sin da bambina è cresciuta seguendo i modelli di imprenditoria femminile di mamma e zia, titolari di due negozi e, dopo il diploma in scienze sociali, ha conseguito la laurea triennale in scienze politiche e la specialistica in economia internazionale, prima di entrare in contatto con il mondo tech divenuto una passione e poi un lavoro che ha spiegato nel corso del workshop “Storie che ispirano - Donne di successo” organizzato dall’ente di formazione Cesar nella sede di Confartigianato Vicenza. Come si è avvicinata ai prodotti digitali e al loro sviluppo? Durante l’università ho avuto modo di conoscere realtà aziendali dove le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e i prodotti digitali, intesi come piattaforme web, applicazioni mobili e tecnologie immersive come la realtà aumentata e virtuale, erano utilizzate come strumento di supporto e miglioramento dei processi aziendali. Che esperienze ha avuto che le hanno consentito di arrivare al suo attuale ruolo? Ho fatto uno stage a Parigi nel reparto marketing and business di una startup che ha creato una piattaforma web per mettere in contatto i proprietari di animali con i “petsitter”, cioé coloro che potevano prendersene cura.
La realtà aumentata è una delle frontiere da esplorare per le imprese
Quali competenze ha imparato all’estero? Il panorama delle start up in Francia è tra i più innovativi e sviluppati d’Europa. Già nel 2015, quando lavoravo là, alcune figure professionali come i product manager ovvero coloro che seguono tutti i processi di sviluppo di un prodotto digitale, erano sempre presenti all’interno delle aziende. Lavorare con una start up è stato molto formativo in quanto eravamo 50 persone presenti in 10 Paesi e c’erano tanti gruppi di lavoro diversi. Per me è stato utile per conoscere tutti i processi alla base del lancio di un prodotto digitale. Quali differenze ha trovato tra Francia e Italia? In Francia le start up accedono a molti finanziamenti. Inoltre, avere un atteggiamento proattivo viene subito ripagato con la fiducia e nuove responsabilità: nonostante io fossi una stagista sono stata messa a capo del gruppo di lavoro italiano. Questa voglia di fare l’ho portata in Italia. In quale città? A Milano, dove ho lavorato allo sviluppo di una piattaforma web per mettere in contatto donne, appassionate viaggiatrici, in una community e poi a Vicenza per un'agenzia che si occupa di sviluppo di applicazioni sia per smartphone che tablet, piattaforme web e prodotti digitali, in cui ero l’unica donna in mezzo a una ventina di uomini, tecnici e sviluppatori. Come si è relazionata in questo ambiente maschile? Non è stato semplice. Non ero né una designer né una sviluppatrice di software. Il mio era un ruolo ibrido in cui, partendo dalle richieste del cliente, seguivo poi insieme ai tecnici tutti i processi necessari per sviluppare applicazioni o progetti digitali utili a migliorare la crescita aziendale. Per esempio, ho seguito lo sviluppo dell’applicazione per smartphone di Mediaset. Come si è specializzata? Da due anni lavoro per un’azienda di Padova con il duplice ruolo di business development e product manager. Parlo con le aziende del territorio per accompagnarle nella definizione e realizzazione dei progetti digitali adatti alle loro esigenze, anche grazie alle tecnologie della realtà aumentata e virtuale. Che reazione ha avuto la prima volta che ha provato queste tecnologie immersive? Attraverso il visore della realtà virtuale cambia la percezione dello spazio intorno a noi. Insieme alla realtà aumentata è una tecnologia utile per l'apprendimento accademico: l'università di Padova, per esempio, le ha utilizzate per il progetto "Congenital heARts" che ha permesso agli studenti di cardiochirurgia di studiare da remoto alcune patologie rare osservando, tramite un'applicazione, dei cuori realizzati in 3D sulla base di veri casi clinici. Il mio obiettivo ora è fare divulgazione e formazione digitale. Che difficoltà incontra parlando nelle aziende di cultura digitale? Nella maggior parte delle nostre piccole medie imprese serve maggiore divulgazione sui benefici dei prodotti digitali e sulle loro caratteristiche. Investire in innovazione significa investire anche nella formazione del personale che utilizzerà le nuove tecnologie. Inoltre, questo tipo di progetti sono quasi tutti di ricerca e sviluppo: nessuno può garantire i risultati, sta agli imprenditori comprenderne l’efficacia nel lungo periodo ma è anche vero che bisogna assumersi il rischio, in quanto non c’è un prodotto da vendere subito ma da creare. Il prodotto digitale, infatti, si crea sulla base delle problematiche aziendali cui serve una soluzione ed è in continua evoluzione perché muta insieme alle tecnologie e ai processi d’impresa. Quali sono i suoi obiettivi? Sento la responsabilità di raccontare il mondo tech in modo semplice e comprensibile per renderlo accessibile a tutti. Vorrei continuare ad aiutare le imprese nel loro percorso di digitalizzazione che richiede molta programmazione, obiettivi chiari e una visione a medio lungo termine.

Sara Panizzon

     
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