giovedì, 25 Aprile 2024
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Enel dovrà rispondere a 23 quesiti

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Sembra non esserci proprio pace per il processo di conversione a carbone della centrale di Polesine Camerini: la commissione Via (Valutazione impatto ambientale) regionale infatti ha decretato una pausa nei lavori per porre ad Enel 23 quesiti da chiarire circa il processo di conversione. In sostanza viene richiesta una nuova integrazione ai documenti già presentati dall’azienda energetica, integrazione che richiederà certamente non meno di trenta giorni di tempo, così il percorso si allunga ulteriormente.
Lo stop non ha colto di sorpresa il sindaco di Porto Tolle Silvano Finotti che sperava in una decisione entro la fine dell’anno: “Ci auguriamo in molti che la cosa si risolva finalmente una volta per tutte ed in tempi brevi, questo perché il territorio, noi amministratori e numerose famiglie attendono da troppo una decisione definitiva”. Intanto la battaglia a colpi di carte bollate attorno al sito di Polesine Camerini continua anche su altri fronti: una perizia di ben 80 pagine stilata da autorevoli esperti per conto della Procura della Repubblica di Rovigo sul progetto di riconversione avrebbe evidenziato “limiti ed insufficienze come da tempo venivano denunciate da amministratori e comitati contrari a questa scelta”. A dichiararlo è il consigliere regionale dei Verdi del Veneto Gianfranco Bettin il quale precisa ulteriormente: “La perizia evidenzia come nel progetto vi sia una sottostima delle reali emissioni in atmosfera, queste secondo i periti della Procura sarebbero più alte di quelle stimate da Enel, che si accompagna ad una sottovalutazione da parte dei progettisti per lo smaltimento dei sottoprodotti di combustione (gessi, ceneri e fanghi), rischiando in tal modo di incrementare il già critico carico inquinante esistente nel Delta del Po a causa della presenza di questa centrale senza contare che si ragiona esclusivamente sull’opzione carbone dimenticando che la legge regionale preveda per quest’area la sola riconversione a gas naturale”. Come se non bastasse gli ostacoli rischiano di moltiplicarsi anche nelle sedi romane dove è in ballo il futuro della Centrale: c’è infatti un ricorso al Tar del Lazio da parte di alcuni componenti della commissione Via nazionale nominata sotto il governo Prodi. La commissione infatti fu sciolta al termine del mandato del Professore e venne re-insediata ex-novo grazie al decreto legge emanato per fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania, con tutti gli adempimenti in essa contenuta. Secondo i ricorrenti però l’emergenza rifiuti non è più competenza della commissione Via, quindi sarebbe stata immotivata la decisione di dichiarare decaduta la commissione già esistente. Il ricorso chiede la sospensione della attività dell’attuale commissione in carica: se questo dovesse essere accolto l’iter potrebbe subire un nuovo considerevole rallentamento.

ALESSANDRO ORLANDIN