La recente sentenza del Consiglio di Stato ha rimesso in pista l’ipotesi che la via della riconversione a carbone della centrale di polesine Camerini sia praticabile. Il collegio, infatti, ha dato il proprio assenso affinché il progetto torni in Commissione Via al ministero, dopo che quello vecchio era stato annullato perché basato su una legge regionale “ad centralem” con la quale è stata modificata la legge istitutiva del Parco nazionale del Delta del Po. Secondo il Consiglio di Stato, però, la procedura seguita dal Consiglio regionale è corretta e dunque la Commissione Via può nuovamente tornare ad esprimersi. Il problema è quando lo farà? La risposta in merito è arrivata il mese scorso dal meeting di Comunione e liberazione di Rimini al quale ha partecipato anche il ministro competente, Corrado Clini, che incalzato dal presidente del consiglio comunale di Rovigo, Paolo Avezzù, ha rassicurato i polesani sul fatto che dal Ministero le risposte attese arriveranno con una certa solerzia tuttavia non ha mancato di sottolineare ancora una volta che il problema vero non è forse più quello ambientale, considerati i severissimi limiti alle emissioni con cui l’eventuale centrale a carbone dovrebbe misurarsi, ma l’economicità in senso più ampio, in un contesto in cui la sovrapproduzione di energia spinge un certo tipo di centrali elettriche fuori dalle logiche economiche più attuali e virtuose. Dunque secondo il Ministro è Enel che dovrebbe informare il territorio se vi siano ancora le opportunità economiche per investire a Porto Tolle. Anche in questo caso la risposta è arrivata sempre dal meeting di Rimini al quale l’amministratore delegato del colosso dell’energia, Fulvio Conti, ha presenziato qualche giorno dopo Clini. La fatidica domanda è stata posta sempre da Avezzù, accompagnato da una delegazione portollese composta dal primo cittadino Silvano Finotti e dal portavoce del Comitato dei lavoratori, Maurizio Ferro, che ancora una volta ha ottenuto una risposta positiva. “L’impianto di Polesine Camerini — ha infatti risposto l’amministratore delegato — è e rimane un progetto strategico per Enel”. Alla risposta di Conti andrebbe aggiunto che ora il progetto e anche libero da impedimenti di sorta, visto che il tono del ministro è parso rassicurante in merito ad un veloce avvio delle valutazioni e che le leggi regionali sono già state riviste a tal fine, ma che tuttavia potrebbe subire la concorrenza di altre realtà come nel caso della miniera di Nuraxi Figus per la quale i minatori della Carbonsulcis hanno chiesto di ottenere il finanziamento di un progetto che prevede l’integrazione della miniera con la centrale di stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo. Il progetto integrato rivendicato dai minatori, infatti, necessita di un investimento di un miliardo e mezzo di euro da distribuire in 8 anni che se andasse in porto, distrarrebbe risorse alla centrale visto che un analogo progetto è previsto anche per il Polesine e la Comunità europea ha già deciso di finanziarne uno solo in Italia. Insomma la strada della speranza, per i lavoratori, è stata è attraversata ancora una volta dall’ennesima incognita.
Il Sulcis in concorrenza con il Delta
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Giorgia Gay
Giornalista professionista, nata sulla carta ma con un'anima social e una passione per le web news
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