domenica, 28 Aprile 2024
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Padova, sicurezza in primo piano e più verde: queste le priorità degli arcellani

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La parola ai cittadini. Piacciono verde e murales, ma i residenti denunciano il problema sicurezza

Più sicurezza e meno immondizie. Gli arcellani hanno le idee chiare su cosa funziona e cosa proprio non va nel loro quartiere. Ancor più su quali siano oggi le questioni spinose da porre sul tavolo di sindaco e giunta per avere risposte altrettanto chiare e non sulla carta. Il tema conduttore, emerso dal nostro sondaggio tra i cittadini sulle criticità del loro quartiere e anche su ciò che maggiormente apprezzano da Pontevigodarzere a Borgomagno, è uno, anzi due. Il primo, la sicurezza: “Hanno chiuso via Anelli, da allora tutta la delinquenza si è riversata qui”, afferma Giovanni F., 54 anni, commerciante. Il secondo, la raccolta differenziata porta a porta: incassa il no di vari Comitati e pure i dubbi e le lamentele di tanti residenti: “Anche stamattina i bidoni davanti al condominio erano una discarica a cielo aperto” aggiunge Elvira, 34 anni, impiegata.

Arcella da sempre non è realtà da chiaroscuri. Qui o tutto è bianco o nero, le mezze misure non sono di casa. Gli arcellani non ci pensano due volte a dirti, a cuore aperto, che non lascerebbero mai il “loro” quartiere nonostante i tanti interventi che il Comune potrebbe ancora fare. Perché qui molti di loro sono nati, cresciuti e hanno tirato i primi calci al pallone nei campi parrocchiali e perché altri, sempre qui, hanno scelto di venirci ad abitare grazie ai servizi, al verde e ai giardini, al tram, a gruppi e associazioni che fanno dell’Arcella una delle aree più vivibili in città.

E sono sempre gli stessi arcellani a denunciare, senza giri di parole, quelle che considerano le attuali emergenze per il quartiere: la mancanza di sicurezza, la presenza di microcriminalità, il progressivo degrado. “Cosa chiederei al sindaco? Caro Giordani – afferma Luciano B. 68 anni, pensionato –, perché non viene a farsi un giro da queste parti? C’è paura a uscire di sera con le bande di spacciatori e nuove gang che circolano indisturbate. Il rischio è che Arcella diventi una seconda via Anelli.”

Tante le richieste sollevate dagli arcellani. “Molte cose stanno cambiando e sono cambiate ma ci sono emergenze su cui agire ed è questo che chiediamo alla Giunta”

“Molte cose stanno cambiando, ma ci sono emergenze sotto gli occhi di tutti che non si può far finta di non vedere. Al sindaco chiedo di fare un’urgente “pulizia” – spiega Giampaolo F., all’Arcella dal 1971–: dal punto di vista edilizio, togliendo dal degrado edifici come l’ex palazzina Coni e il Configliachi per i quali già esistono progetti di recupero. L’altra “pulizia” di fondo va fatta quanto prima in zona San Carlo, oggi ritrovo quotidiano di spacciatori. Fino a qualche anno fa ero solito uscire per una passeggiata dopo cena, ora è impossibile, c’è da aver paura anche a portar fuori il cane. Arcella non lo merita”.

La richiesta di Rosanna F, 80 anni, è che il tram possa collegare davvero l’intera città: “Per noi anziani è un disagio scendere alla stazione e dover prendere più autobus per raggiungere un figlio o una figlia che abitano in quartieri lontani non serviti”. Fernanda e la figlia Luisa da Altichiero si sono trasferite all’Arcella tre anni fa: “Ci piacciono i giardini e i murales, molto meno le immondizie abbandonate sui marciapiedi. Colpa dei cittadini, ma anche del Comune che dovrebbe vigilare, monitorare e sanzionare”.

Giulia G.M., 32 anni, è nata all’Arcella e all’Arcella ha deciso di restare anche per metter su casa da sola. “Sto bene, è un quartiere vivace con molte attività e iniziative, come quelle che si tengono al parco Milcovich. Al sindaco chiedo più corse degli autobus”. Flandi V. è contraria al porta a porta: “La mia è la battaglia di una semplice cittadina a cui sta a cuore il suo quartiere. Al sindaco chiedo di ripensarci: è proprio convinto che sia davvero la scelta giusta? Di sicuro non è una soluzione ecologica – afferma Flandi che, ogni martedì, al mercato di piazzale Azzurri d’Italia, con cartelli e volantini, spiega le ragioni del “suo” no – visto che il quartiere si sta ripopolando, ma di bidoni di plastica. E a pagare costi sempre più alti, per ritrovarci i contenitori nel giardino di casa, siamo sempre noi cittadini”.

Nicoletta Masetto