venerdì, 26 Aprile 2024
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Diritto alla salute, pacifico sit-in di protesta davanti all’ospedale di Rovigo

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Le organizzazioni sindacali chiedono a tutte le forze politiche un chiaro impegno in difesa del Servizio sanitario nazionale pubblico

“Il diritto alla salute, principio fondante della Costituzione Italiana, è seriamente a rischio – hanno sottolineato i medici che hanno voluto aderire alla manifestazione – È in atto, da tempo, un processo di destrutturazione del Servizio sanitario nazionale pubblico che, di fatto, haminato la sostenibilità, l’equità e l’accesso alle cure, rendendo marginale rispetto alle politiche nazionali unbene inalienabile come la salute degli italiani”.

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Le organizzazioni sindacali, che rappresentano oltre 120.000 dirigenti medici, veterinari e sanitaridipendenti del Ssn e le Associazioni di cittadini e pazienti, chiedono a tutte le forze politiche un chiaro impegno, in difesa del Servizio sanitario nazionale pubblico e universale.“Appare superfluo ricordare come la tempesta della pandemia Covid-19 abbia accentuato le fragilità del Ssn, funzionando da acceleratore di fenomeni esistenti e cambiando definitivamente lo scenario in cui ci muoviamo – hanno rimarcato i professionisti – L’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda la spesa sanitaria in Europa, sia per valori pro-capite a parità dipotere d’acquisto, sia come percentuale di Pil, con un gap vertiginoso rispetto a Paesi di riferimento comeFrancia e Germania. Il definanziamento pluridecennale riservato al sistema sanitario pubblico e ai suoidipendenti ha prodotto non solo un continuo restringimento del perimetro pubblico del servizio sanitario, conla progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, ma addirittura una crescita esponenziale dell’appalto alprivato dei professionisti, sempre più raramente disposti a iniziare o a continuare a lavorare nelle strutturepubbliche, a fronte di stipendi dal potere d’acquisto sempre più basso e di condizioni di lavoro in continuopeggioramento. Ma oltre a finanziamenti adeguati, non possiamo immaginare una sanità senza una seria riforma che affrontisia l’emergenza ospedaliera che territoriale. La crisi degli ospedali non si esaurisce nei Pronto soccorso, unicaalternativa alle infinite liste di attesa, sovraffollati di pazienti ma sostenuti da pochi medici e professionistisanitari allo stremo delle forze. E quella del territorio si manifesta con aree geografiche estese prive di medicidi riferimento e di sostegno sociale per pazienti con malattie croniche, spesso non autosufficienti, invalidanti”.

Davide Benazzo, segretario confederale di Cgil, con deleghe per dirigenza sanitaria e medica, igiene ambientale, Ipabsocio sanitario privato, ha così commentato: “In tutta Italia si sono ritrovati in questa iniziativa di salvaguardia del sistema sanitario alla deriva più totale. Avevamo un finanziamento dal Pil pari al 6-7% prima della pandemia, è passato al 7,4 con la pandemia, mentre ora è al 6,1%. Germania, Francia, Gran Bretagna sono al 9%. Siamo fermi al contratto scaduto tre anni fa per quello che riguarda tutto il personale. In Polesine la pianta organica è ferma a 7-8 anni fa, ossia dopo l’unificazione delle Ulss, passando allora da oltre 600 medici a 530, per poi essere portata a 505.  Oggi sono diventati poco più di 400, questo vuol dire che su una pianta organica gia’ limitata, mancano almeno un centinaio di medici in provincia di Rovigo. I servizi sono coperti da liberi professionisti, pensionati e cooperative sociali. E’ stato creato un mercato di servizi. In ginecologia a Rovigo ci sono solo 4 medici.  Belluno e Rovigo si sono trovati a non avere più i servizi essenziali. In Radiologia rischiamo di non portare avanti la diagnostica. Ad Adria sono 3. Bisogna investire sul personale. La situazione è drammatica. Ci stiamo spostando verso una sanità sempre più a pagamento”.

Tra i presenti è stato inoltre ricordato: “Il diritto alla salute, che la Costituzione vuole uno e indivisibile, è oggi declinato in 21 modi diversi, causa diquelle diseguaglianze nell’accesso alle cure che costringono i pazienti ai viaggi della speranza lungo ilgradiente Sud-Nord, mentre i processi di autonomia differenziata avviati da Governi e Regioni, accentueranno drammaticamente le differenze tra gruppi sociali e aree geografiche, trasformando il diritto alla salute in un bene di lusso che costringerà i cittadini a pagare le cure di tasca propria o a rinunciare all’accessoalle cure quando non potranno permetterselo.Oggi il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatorisanitari del Ssn. Perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se saremo unitipotremo vincerla”.

Con questo obiettivo le organizzazioni sindacali, le associazioni di cittadini e pazienti, le rappresentanzeprofessionali, avevano avviato una prima mobilitazione, dopo le fiaccolate del 3 maggio, il 16 maggio. Ora l’obiettivo è quello di arrivare ad una manifestazione nazionale, in programma a settembre a Roma.

Marco Scarazzatti