domenica, 28 Aprile 2024
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Rovigo: 200 quadri senza valore in eredità, al Roncale la mostra dedicata al caso della Collezione Silvestri

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Dal 30 novembre 2023 al 10 marzo 2024 la mostra “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Ricevere in dono 200 quadri di poco conto, “roba da bottega di rigattiere”, ma dover comunque trovare ad essi una collocazione confacente, farsene carico per il futuro, può presentarsi come un grattacapo da far perdere il sonno. Se poi i destinatari del nobile lascito sono due ma il lascito è indiviso, a problema si aggiunge problema. E’ il caso della Collezione Silvestri, che dal 30 novembre 2023 al 10 marzo 2024, sarà al centro della mostra “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme all’Accademia dei Concordi, al Comune di Rovigo e al Seminario Vescovile, ideata da Sergio Campagnolo e curata da Alessia Vedova.

Certo è che, potendolo fare, entrambi i beneficiari avrebbero scelto il meglio del lascito precisato nelle volontà testamentarie del conte Girolamo e del fratello cardinale Pietro, ultimi esponenti del nobile casato dei de Silvestri, famiglia importante in Polesine già ai tempi del Ducato Estense. Avrebbero selezionato il meglio dell’enorme quadreria di famiglia, lasciando tutto il resto a chiunque lo volesse.

Ma così non si poteva fare. Le volontà testamentarie degli illustri personaggi erano chiare, ancorché diverse: il primo aveva lasciato metà della collezione d’arte familiare al Comune e all’Accademia, il cardinale invece al Seminario. Il “legato” era però indiviso, per cui nessuna delle due parti destinatarie riusciva a sapere quali fossero i dipinti ad essa riservati.

Dire di no al lascito sarebbe stata la soluzione più semplice, ma impraticabile. I donatori erano stati personalità importanti, che avevano già ben dimostrato la loro generosità nei confronti delle istituzioni locali. Da loro l’Accademia aveva ottenuto i 40 mila volumi, tra cui autentici tesori, della “Silvestriana” e la nobile famiglia aveva destinato alla pubblica fruizione anche la sua importante collezione archeologica.

Preso atto che di no non si poteva dire, bisognava almeno capire bene cosa si fosse ereditato. L’expertise venne affidata al padovano Vincenzo Gazzotto, definito come “celebre artista… povero quanto valente”, che aveva soprattutto il merito di accontentarsi delle sole spese di soggiorno per lo stretto tempo necessario per dare una occhiata alla folla di qua. 

Un paio di giornate risultano sufficienti al “valente artista” per esaminare le 200 opere della Collezione e per trarre le sue conclusioni: i dipinti dei de Silvestri erano “da bottega di rigattiere”. Davanti ad un tale responso, entrambi i destinatari, già poco disponibili ad accogliere questa marea di opere, cercarono in tutti i modi di scaricarle all’altro. Adducendo l’indisponibilità di spazi e l’umidità degli ambienti, mentre entrambe le parti sostenevano il loro diritto ad avere in esclusiva i reperti archeologici dei de Silvestri.

La soluzione, dopo rimpalli, ricorso alle Superi Autorità e temporeggiamenti vari, venne affidata alla sorte: i quadri sarebbero stati suddivisi tra Accademia e Seminario seguendo l’ordine numerico dell’inventario, i numeri pari all’uno i dispari all’altro. A chi il pari e a chi il dispari lo stabilì un sorteggio, del tutto salomonicamente. E così venne fatto.

Stesso metodo per i reperti archeologici, considerati molto più appetibili da entrambe le parti. E infatti, mentre la suddivisione dei dipinti non provoca problema, dato il sostanziale disinteresse di entrambi i nuovi proprietari, per i reperti archeologici l’Accademia non mostrò di voler demordere. Li voleva tutti e per cercare di ottenere il risultato non badò ad azioni. Venne messo di mezzo anche il Ministero della Pubblica Istruzione, all’epoca competente per musei e archeologia, senza ottenere alcun risultato. Tutto resta com’è.

Sino a quando, e siamo al 2006, con la trasformazione di Palazzo Roverella in sede museale, sia la Pinacoteca che la collezione archeologica dei de Silvestri si ricompongono, com’era nei voti dei loro proprietari. E nel frattempo expertises più attente ed autorevoli di quella del Gazzotto evidenziano che tra le opere d’arte della Collezione non mancano autentici capolavori e abbondano opere di grande rilievo. Quella che all’epoca si sarebbe voluta rifiutare è oggi valutata come una collezione d’arte di livello eccellente e di interesse altissimo. Come la mostra al Roncale metterà in evidenza.