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Una realtà preoccupante
01.09.2024 - 08:43
L'Italia è un Paese per vecchi. Parafrasando il celebre titolo del film dei fratelli Coen, questa affermazione rispecchia una realtà sempre più evidente e preoccupante. In diverse aree del nostro Paese, infatti, il numero dei pensionati supera quello dei lavoratori, e se la tendenza non verrà invertita, la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente.
UN QUADRO ALLARMANTE: I DATI DELLA CGIA DI MESTRE
Gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2022, ci permettono di effettuare un confronto tra il numero degli addetti e quello delle pensioni erogate agli italiani. L'analisi della CGIA di Mestre mette in luce come, al Sud, il numero delle pensioni superi quello degli stipendi, e questa tendenza si sta progressivamente estendendo anche al resto del Paese, comprese le regioni del Centro-Nord. Le previsioni indicano che entro il 2028, 2,9 milioni di italiani usciranno dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età, di cui 2,1 milioni nelle regioni centro-settentrionali. Una situazione che si sta facendo particolarmente critica anche per la provincia di Rovigo.
ROVIGO: UN SALDO NEGATIVO PREOCCUPANTE
Nel 2022, la provincia di Rovigo presentava un saldo negativo tra il numero delle pensioni e degli occupati con una differenza di -9.000. Questo dato è emblematico di una tendenza che, se non affrontata, potrebbe compromettere la sostenibilità economica del sistema previdenziale e sanitario locale. Confrontando Rovigo con altre province, possiamo notare che le realtà più virtuose in Italia sono città metropolitane come Milano (+342.000), Roma (+326.000), e Brescia (+107.000). Al contrario, le province con il maggior squilibrio negativo includono Lecce (-97.000), Napoli (-92.000), e Palermo (-74.000).
LE CAUSE DEL FENOMENO
A Rovigo, come nel resto del Paese, il cambiamento demografico e l'inevitabile aumento delle pensioni rispetto agli stipendi sollevano preoccupazioni per la sostenibilità economica del sistema previdenziale e sanitario. Questo fenomeno è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la denatalità, l'invecchiamento della popolazione, e un tasso di occupazione inferiore alla media europea. La denatalità è un problema cronico in Italia, con un tasso di natalità tra i più bassi d'Europa. Questo significa che ci sono sempre meno giovani che entrano nel mercato del lavoro, mentre il numero di persone che raggiungono l'età pensionabile continua a crescere. L'invecchiamento della popolazione è un altro fattore cruciale: con l'aumento dell'aspettativa di vita, il numero di pensionati è destinato a crescere ulteriormente.
LE CONSEGUENZE PER IL FUTURO
Se la situazione non verrà affrontata con politiche mirate, le conseguenze potrebbero essere gravi. Un numero crescente di pensionati rispetto ai lavoratori attivi significa una maggiore pressione sul sistema previdenziale e sanitario, che potrebbe non essere in grado di sostenere i costi crescenti. Inoltre, un tasso di occupazione inferiore alla media europea implica una minore capacità di generare reddito e di contribuire al sistema previdenziale.
LE POSSIBILI SOLUZIONI
Per invertire questa tendenza, è necessario adottare una serie di misure. Innanzitutto, è fondamentale incentivare la natalità attraverso politiche di sostegno alle famiglie, come agevolazioni fiscali, congedi parentali retribuiti e servizi per l'infanzia accessibili e di qualità. Inoltre, è importante promuovere l'occupazione, soprattutto tra i giovani e le donne, attraverso politiche attive del lavoro, formazione professionale e incentivi alle imprese che assumono. Un altro aspetto cruciale è la riforma del sistema previdenziale, che deve essere reso più sostenibile nel lungo periodo. Questo potrebbe includere l'aumento dell'età pensionabile, la revisione dei criteri di accesso alle pensioni e la promozione di forme di previdenza complementare.
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