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15.06.2025 - 10:00
Nessuno ha mai fornito una prova certa della loro reale efficacia e la comunità scientifica li considera più una superstizione che una soluzione concreta. Eppure, i sedici cannoni antigrandine distribuiti sulle colline del Prosecco, nella fascia pedemontana della provincia di Treviso, si sono trasformati in un elemento distintivo e quasi iconico del paesaggio tutelato dall’Unesco.
Lungo alcuni punti strategici della zona, i turisti di passaggio possono imbattersi in cartelli esplicativi che raccontano la storia di queste strane “trombe” metalliche alte circa dieci metri. La pratica, nata alla fine dell’Ottocento, nasceva con l’intento di prevenire la grandine o quantomeno di ridurre la dimensione dei chicchi di ghiaccio.
Alla base di ogni cannone, una miscela di gas viene fatta esplodere, generando onde d’urto dirette verso l’alto. Queste, nella teoria, dovrebbero indebolire le perturbazioni atmosferiche in transito, inducendo la precipitazione sotto forma di pioggia anziché di grandine.
Nessuna verifica rigorosa ha mai potuto confermare che questa tecnica funzioni davvero. Eppure, i cannoni antigrandine, più che strumenti scientifici, sono ormai parte integrante del “paesaggio acustico” delle colline del Prosecco: il loro eco metallico risuona come un rituale antico, un simbolo di protezione e di radicamento nella tradizione agricola locale.
L’Associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco, insieme al Consorzio di assicurazione contro le calamità TVB (Treviso-Vicenza-Belluno), ha avviato una campagna informativa per valorizzare questi singolari elementi, trasformandoli in attrazioni culturali e storiche.
Questi “angeli metallici” della campagna trevigiana non sono soltanto un ricordo del passato ma diventano così un ponte tra tradizione e identità territoriale.
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