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Lavoro e sanità
21.07.2025 - 16:15
L'ospedale di Bassano del Grappa
In un territorio segnato da frequenti infortuni sul lavoro – due mortali solo nelle ultime due settimane – la prevenzione dovrebbe rappresentare una priorità indiscussa. Eppure, nonostante la Regione Veneto riconosca la necessità di “interventi strutturali” per affrontare i nuovi rischi che minacciano la salute fisica e mentale dei lavoratori, l’ULSS 7 Pedemontana sembra muoversi in direzione contraria.
Nel cuore del sistema di prevenzione ci sono i Tecnici della Prevenzione dello SPISAL (Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), oggi sempre più rari. Nell’ultimo concorso bandito dall’ULSS 7, solo due candidati si sono presentati e uno solo è stato effettivamente assegnato allo SPISAL. Un dato allarmante, aggravato dalle due dimissioni già registrate nel 2025, che portano a 9 il numero di tecnici operativi su un territorio di oltre 360.000 abitanti.
Il personale SPISAL garantisce un servizio di ispezione e vigilanza attivo 24 ore su 24, spesso in contesti ostili, tra pressioni e aggressività da parte dei datori di lavoro. Un ruolo cruciale, reso sempre più gravoso dalla scarsità di organico e dalla mancanza di incentivi adeguati.
Proprio sugli incentivi economici si consuma oggi una dura vertenza. Mentre altre aziende sanitarie del Veneto hanno scelto di riconoscere il bonus previsto dalla normativa nazionale come strumento di valorizzazione professionale, l’ULSS 7 Pedemontana lo subordina a un aumento dell’orario di lavoro di almeno quattro ore settimanali, fino al 2026. In pratica: lavorare di più per ottenere un riconoscimento che altrove è automatico.
A peggiorare la situazione, l’accordo è stato sottoscritto da UIL FPL e da sigle sindacali degli infermieri senza alcuna consultazione del personale SPISAL, che oggi si trova di fronte a una scelta obbligata: accettare turni straordinari per ottenere quanto gli spetterebbe di diritto.
“La valorizzazione del lavoro non può essere condizionata a un aumento dell’orario – denunciano i tecnici – e gli accordi devono essere condivisi, non imposti contro l’interesse dei lavoratori”.
I rappresentanti del personale chiedono la riapertura del tavolo negoziale, affinché l’accordo venga modificato e diventi uno strumento utile a trattenere le professionalità, prevenire nuove dimissioni e garantire la continuità del servizio.
La questione, oltre ad essere sindacale, è politica e sociale. Senza un’azione decisa, il rischio è la fuga verso il settore privato e un ulteriore indebolimento di un presidio essenziale per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
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