Un'altra morte sul lavoro colpisce il mondo agricolo veneto. Un uomo di 55 anni è stato ritrovato privo di vita nella sua vigna a Guia di Valdobbiadene (Treviso), travolto dal trattore con cui stava lavorando. Il corpo è stato scoperto solo 24 ore dopo l'incidente, in una zona impervia dove il mezzo si è ribaltato, facendolo precipitare per circa dieci metri. A dare l'allarme è stata la sorella, preoccupata per il mancato rientro dell'uomo.
Sono intervenuti sul posto i carabinieri, il personale dello Spisal, i vigili del fuoco e il Soccorso alpino, che hanno recuperato la salma in una zona difficile da raggiungere.
L'agricoltore, come spesso accade in questi contesti, lavorava da solo. L'incidente si inserisce in una lunga scia di lutti che colpiscono il comparto agricolo: è il terzo decesso per ribaltamento di trattore in Veneto in appena due mesi, dopo i tragici casi di Cinto Euganeo (Padova) a fine maggio e Sezano (Verona) a metà giugno.
Federacma, la federazione nazionale che riunisce le imprese del settore macchine agricole, lancia un nuovo e accorato appello alla politica.
“Morire da soli in un campo, senza che nessuno possa intervenire per ore, è la prova di quanto sia fragile e isolato il lavoro agricolo – afferma Andrea Borio, presidente di Federacma –. Ma è anche il sintomo di una mancata prevenzione: ogni settimana in Italia si spegne una vita in agricoltura per colpa di trattori obsoleti e privi di sistemi di sicurezza”.
Secondo i dati INAIL, oltre 100 agricoltori muoiono ogni anno in Italia per incidenti sul lavoro, e nel 70% dei casi il ribaltamento del trattore è la causa. Federacma denuncia il mancato avvio, da ormai dieci anni, della revisione obbligatoria dei mezzi agricoli, prevista da un decreto del 2015 ma mai resa operativa per l'assenza del relativo decreto attuativo.
“La norma esiste, ma è rimasta sulla carta – sottolinea Borio –. Senza regole, ispettori e officine abilitate, i mezzi continuano a essere pericolosi”.
La federazione sollecita il Governo a sbloccare l'iter normativo e a sostenere economicamente gli agricoltori nella messa in sicurezza dei veicoli, dichiarandosi disponibile a collaborare con la propria rete tecnica per garantire controlli capillari e tempestivi.
“Non possiamo aspettare altri morti – conclude Borio –. Serve un piano concreto e immediato. La sicurezza in agricoltura non può dipendere dal caso, ma da un’assunzione di responsabilità collettiva e istituzionale”.
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