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Attualità
31.07.2025 - 11:40
Carlo Cunegato
La preoccupazione è concreta e diffusa: la realizzazione di un nuovo impianto per il trattamento di rifiuti sanitari e sabbie di fonderia all’interno dell’ex sito Safond-Martini, al confine tra Montecchio Precalcino, Dueville e Villaverla, sta sollevando un’ondata di critiche, allarmi e interrogativi da parte di comitati, cittadini ed esponenti politici locali.
A farsi portavoce di questa mobilitazione è Carlo Cunegato, vicentino e rappresentante della rete civica “Il Veneto che Vogliamo”, che lancia un appello accorato: “Non possiamo permetterci un’altra tragedia come quella dei Pfas. Qui è in pericolo la falda più grande dell’Europa occidentale".
Il progetto, promosso dalla società Silva, controllata dal gruppo EcoEridania, prevede un impianto con una capacità annua di trattamento pari a 32mila tonnellate di rifiuti sanitari e 74mila tonnellate di sabbie di fonderia, oltre allo stoccaggio di rifiuti solidi e liquidi potenzialmente pericolosi.
A destare maggiore inquietudine è la vicinanza con una delle principali falde acquifere del Nord Italia, da cui dipendono gli approvvigionamenti idrici di Vicenza, Padova e altri territori limitrofi. “Gli studi del dottor Lorenzo Altissimo e i rilievi del Comitato ‘Tuteliamo la Salute’ – spiega Cunegato – segnalano un rischio concreto di contaminazione della risorsa idrica. Non è possibile ignorare questi allarmi”.
Il progetto comporterebbe inoltre un impatto significativo sulla viabilità locale, con una stima di 480 mezzi pesanti al giorno in transito. Un carico ambientale e infrastrutturale che molti giudicano incompatibile con le caratteristiche del territorio, già segnato da criticità.
“Non sono ancora chiari gli effetti su ecosistemi fragili, né le conseguenze su beni culturali come il Villino Forni Cerato, sito tutelato dall’UNESCO”, prosegue Cunegato. “È inaccettabile che una decisione così impattante venga presa senza un coinvolgimento diretto e trasparente delle comunità e degli enti locali”.
La richiesta, unanime, è di attivare una Valutazione di Impatto Ambientale rigorosa, avviare un monitoraggio costante su aria, acqua e suolo, e applicare il principio di precauzione come criterio guida.
“La salute viene prima di qualsiasi interesse economico – conclude Cunegato –. L’attuale mancanza di salvaguardie sull’acquedotto padovano e il ritardo nel coinvolgimento degli enti gestori del servizio idrico sono gravi. È urgente colmare questo vuoto”.
In Consiglio regionale, la consigliera Elena Ostanel ha ufficialmente sottoscritto l’interrogazione presentata ad aprile da Francesco Masolo (Alleanza Verdi e Sinistra), tuttora senza risposta. “Difendere l’acqua e l’ambiente significa difendere il futuro dei nostri figli. E su questo non possiamo accettare compromessi".
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