Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Attualità

Spiagge libere in estinzione: l’Italia svende il suo mare

Il diritto alla spiaggia pubblica si allontana

spiagge

Foto di repertorio

In un’estate segnata dal caro prezzi e dal calo delle presenze nei lidi, un problema strutturale riemerge con forza: le spiagge libere in Italia stanno scomparendo. Tra proroghe infinite delle concessioni, affitti simbolici pagati dai gestori privati e una normativa europea rimasta lettera morta, il mare rischia di diventare sempre più un privilegio, e sempre meno un diritto.

Secondo i dati aggiornati al 2023, sono oltre 7.200 gli stabilimenti balneari registrati lungo la costa italiana. Emilia-Romagna, Toscana e Liguria guidano la classifica, ma in molte località le spiagge pubbliche sono ridotte a lembi di sabbia poco accessibili, talvolta vicine a scarichi o in tratti interdetti alla balneazione. A Rimini oltre il 90% della costa è in mano ai privati, mentre in Liguria la situazione è analoga. Fa eccezione la Puglia, dove resiste un modello più bilanciato tra tratti liberi e stabilimenti.

Il nodo normativo: l'Italia sfugge alla Bolkestein

L’articolo 36 del Codice della Navigazione, pensato per consentire l’uso eccezionale del demanio a fini imprenditoriali, è diventato la regola, ribaltando il principio originario di accesso pubblico. Le regioni sono chiamate alla pianificazione, ma spesso i Comuni ignorano le soglie minime di spiaggia libera, generando frizioni tra residenti, operatori turistici e visitatori.

A livello europeo, il quadro è ben diverso: in Francia l’80% delle spiagge è libero, mentre in Spagna e Portogallo le concessioni sono temporanee e sottoposte a controlli serrati. In Italia, invece, la direttiva Bolkestein del 2006, che impone gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni, è rimasta inapplicata. Il governo ha rinviato i bandi al 2027, lasciando però irrisolta una procedura d’infrazione europea già in corso.

Il paradosso dei canoni e il peso economico

Un altro elemento critico è il valore economico irrisorio dei canoni demaniali, a fronte di incassi milionari da parte dei gestori. Nel frattempo, per una giornata al mare con ombrellone e lettini, una famiglia può arrivare a spendere anche 100 euro.

Le proposte: una legge per il 50% di spiagge libere

Le associazioni Mare Libero e Legambiente, da anni in prima linea sul tema, denunciano l’assenza di una mappatura reale e verificabile della costa e propongono una riforma chiara: una legge nazionale che garantisca almeno il 50% di litorale libero e gratuito in ogni Comune costiero, gare trasparenti per le concessioni e canoni proporzionati ai ricavi reali.

L’Italia, con i suoi 8.000 km di costa, ha un’occasione storica per riportare il mare tra i beni comuni, ma continua a rinviare. E ogni estate che passa, lo spazio per un telo da mare gratuito si fa più piccolo.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione