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Curiosità linguistica
07.09.2025 - 09:00
Foto di repertorio
In un mondo fatto di notifiche, corsa al successo e verità lampo, c’è ancora chi trova nei vecchi proverbi veneti delle bussole affidabili. Sono detti antichi, tramandati di generazione in generazione, che spesso racchiudono in poche parole ciò che oggi faremmo fatica a spiegare in mille post. Ecco tre proverbi “de ‘na volta” che, a ben guardarli, parlano del presente più di quanto immaginiamo.
Forse il più famoso in assoluto, non solo in Veneto ma in tutta Italia. È la risposta perfetta al culto della fretta e della produttività estrema.
In un’epoca dove si corre senza sapere dove, dove il burnout è dietro l’angolo e i weekend servono a “recuperare energia per lavorare meglio”, questo proverbio è un invito alla lentezza intelligente.
Il messaggio? Meglio fare un passo alla volta, ma con costanza e lucidità. La meta si raggiunge lo stesso — e spesso in condizioni migliori.
Attualità: applicabile al lavoro, alle relazioni e persino alla sostenibilità ambientale. Perché anche il pianeta ha bisogno che rallentiamo.
(“Stai zitto, che se piove nemmeno il padrone mangia”)
Un proverbio meno conosciuto, ma estremamente potente. Deriva dal mondo agricolo, dove il raccolto dipendeva dal tempo, e nessuno — nemmeno il padrone terriero — era al sicuro.
Tradotto nella società di oggi, è un richiamo all’umiltà e all’empatia: ci sono situazioni in cui tutti, ricchi o poveri, potenti o comuni, sono nella stessa barca.
Attualità: pandemia, crisi climatica, alluvioni, caro energia… oggi più che mai si capisce che nessuno è immune, e che serve cooperare, non puntare il dito.
Diretto, ruvido, senza fronzoli. Questo detto veneto è uno specchio perfetto del senso del dovere radicato nel Nordest: niente viene regalato, e il lavoro è un valore, prima che un diritto.
Ma attenzione: oggi, più che giudicare chi non lavora, questo proverbio dovrebbe spingerci a garantire condizioni giuste a chi lavora, perché non tutti quelli che faticano riescono comunque a mangiare. Il significato moderno non è quindi “se non lavori sei colpevole”, ma piuttosto: serve lavoro dignitoso per tutti, altrimenti il sistema non regge.
Attualità: dal dibattito sul salario minimo alla precarietà diffusa tra i giovani, questo proverbio diventa una chiamata alla responsabilità collettiva.
I proverbi veneti sono miniature di verità: sembrano semplici, ma raccontano mondi interi. Hanno resistito al tempo perché parlano di persone, di errori, di cicli, e perché riescono a trarre ordine nel caos.
In fondo, anche oggi — tra l’intelligenza artificiale e il metaverso — abbiamo bisogno di capire le cose semplici: come vivere meglio, come convivere, come costruire. Magari, con qualche proverbio in tasca.
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