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Settembre è arrivato: ecco perché tornare a lavoro è peggio del lunedì più nero dell'anno

La vera prova di sopravvivenza post-vacanze

Settembre è arrivato: ecco perché tornare a lavoro è peggio del lunedì più nero dell'anno

Foto di repertorio

Settembre non perdona. Finisce la pacchia, addio aperitivi al tramonto e buongiorno traffico, badge, notifiche e call alle 8:30 del mattino. Se anche tu oggi hai fissato lo schermo del pc per 20 minuti senza ricordare la password, non sei solo.

Il ritorno al lavoro post-ferie è uno shock psicofisico di proporzioni epiche, soprattutto dopo settimane passate in modalità "zero pensieri, solo infradito". Tra chat aziendali che esplodono, colleghi iper-produttivi (già operativi da fine agosto, per qualche oscura ragione) e il computer che ti guarda con rancore, l'impatto è violento. E il peggio deve ancora arrivare.

I segnali del trauma da rientro

  • Guardi i voli per scappare in Sri Lanka.

  • Il suono della notifica di Outlook ti provoca un tic all’occhio.

  • La tua mente è ancora in spiaggia, il tuo corpo bloccato in una seggiola ergonomica troppo rigida.

  • Ti chiedi seriamente se puoi mettere “stress da ritorno in ufficio” come malattia riconosciuta dall’INPS.

Ma c'è una luce in fondo al tunnel (forse)

Tra chi ha già prenotato le vacanze di Natale e chi medita di cambiare vita e aprire un chiringuito in Portogallo, la verità è che il ritorno a lavoro a settembre è un rito collettivo. Doloroso, sì. Ma anche pieno di meme, caffè condivisi e promesse (mai mantenute) di "fare meno riunioni inutili quest'anno".

E se tutto questo non basta a consolarti, sappi che hai solo 84 giorni al prossimo ponte.

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