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Alzheimer, il Veneto si prepara al futuro: oltre 70 mila i malati stimati

Presentato a Mestre il Piano Sanitario 2025–2027. Lanzarin: “Risposte multidisciplinari e più vicine a famiglie e territorio”

Alzheimer, il Veneto si prepara al futuro: oltre 70 mila i malati stimati

Foto di repertorio

Una diagnosi che pesa sempre di più sul presente e sul futuro delle famiglie venete. Sono circa 70 mila le persone affette da demenza che si sono rivolte ai servizi sanitari regionali nel 2024, una cifra che – secondo gli esperti – potrebbe essere addirittura sottostimata. In cima alla lista delle patologie legate al decadimento cognitivo, l’Alzheimer resta una delle principali emergenze sociosanitarie, e il Veneto, con un Piano triennale dedicato, cerca ora di affrontarla in modo sistemico e innovativo.

È stato presentato questa mattina a Mestre, durante il quinto Forum Scientifico Veneto sulle demenze, il nuovo Piano 2025–2027 della Regione Veneto, voluto dall’Assessorato alla Sanità in collaborazione con la Fondazione Scuola di Sanità Pubblica. Ad aprire i lavori, l’assessore regionale Manuela Lanzarin, che ha illustrato linee guida, strumenti e priorità del programma.

Un sistema a rete tra centri, ospedali e territorio

Attualmente, in Veneto sono attivi 37 Centri per il Declino Cognitivo e le Demenze (CDCD), articolati in 55 ambulatori distribuiti capillarmente, a cui si affianca il Centro Regionale per lo studio dell’Invecchiamento Cerebrale (CRIC) per i casi più complessi.

«La sfida che abbiamo davanti – ha detto Lanzarin – è quella di dare risposte differenziate, costruite attorno ai bisogni reali di chi convive con questa malattia e dei loro familiari. Il nuovo Piano triennale si muove lungo questa traiettoria, puntando su un approccio clinico e sociale integrato».

Le novità: domiciliarità, farmaci, orientamento ai servizi

Tra i punti cardine del Piano 2025–2027:

  • Approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di centri specialistici, ospedali e rete territoriale;

  • Valorizzazione della domiciliarità tramite un progetto pilota di teleriabilitazione già in corso e ben accolto dalle famiglie;

  • Sostegno ai caregiver, con l’introduzione di strumenti per l’orientamento ai servizi e una maggiore semplificazione dell’accesso alle cure;

  • Sviluppo di nuovi protocolli terapeutici (Pdta) e attenzione alla ricerca farmacologica;

  • Rafforzamento dei centri diurni e delle strutture residenziali dedicate, per offrire soluzioni differenziate e modulabili.

Particolare attenzione viene riservata anche al coinvolgimento del volontariato e dei cosiddetti centri sollievo, che forniscono supporto umano e sociale a chi assiste quotidianamente una persona affetta da demenza.

«Non possiamo limitarci al trattamento clinico – ha aggiunto Lanzarin –. Serve un lavoro culturale, di comunità. Le famiglie non devono più essere lasciate sole a cercare risposte: vanno accompagnate e guidate, non costrette a bussare a troppe porte».

Un problema che cresce, anche nei più giovani

Secondo l’Osservatorio Demenze dell’ISS, i casi prevalenti stimati in Veneto superano le 78 mila unità, e cresce anche il numero di diagnosi ad esordio precoce, ovvero prima dei 65 anni. I dati mostrano una netta prevalenza femminile (68%) e la quasi totalità dei pazienti (98%) ha più di 65 anni.

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