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12.09.2025 - 12:33
Foto di repertorio
Una diagnosi che pesa sempre di più sul presente e sul futuro delle famiglie venete. Sono circa 70 mila le persone affette da demenza che si sono rivolte ai servizi sanitari regionali nel 2024, una cifra che – secondo gli esperti – potrebbe essere addirittura sottostimata. In cima alla lista delle patologie legate al decadimento cognitivo, l’Alzheimer resta una delle principali emergenze sociosanitarie, e il Veneto, con un Piano triennale dedicato, cerca ora di affrontarla in modo sistemico e innovativo.
È stato presentato questa mattina a Mestre, durante il quinto Forum Scientifico Veneto sulle demenze, il nuovo Piano 2025–2027 della Regione Veneto, voluto dall’Assessorato alla Sanità in collaborazione con la Fondazione Scuola di Sanità Pubblica. Ad aprire i lavori, l’assessore regionale Manuela Lanzarin, che ha illustrato linee guida, strumenti e priorità del programma.
Attualmente, in Veneto sono attivi 37 Centri per il Declino Cognitivo e le Demenze (CDCD), articolati in 55 ambulatori distribuiti capillarmente, a cui si affianca il Centro Regionale per lo studio dell’Invecchiamento Cerebrale (CRIC) per i casi più complessi.
«La sfida che abbiamo davanti – ha detto Lanzarin – è quella di dare risposte differenziate, costruite attorno ai bisogni reali di chi convive con questa malattia e dei loro familiari. Il nuovo Piano triennale si muove lungo questa traiettoria, puntando su un approccio clinico e sociale integrato».
Tra i punti cardine del Piano 2025–2027:
Approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di centri specialistici, ospedali e rete territoriale;
Valorizzazione della domiciliarità tramite un progetto pilota di teleriabilitazione già in corso e ben accolto dalle famiglie;
Sostegno ai caregiver, con l’introduzione di strumenti per l’orientamento ai servizi e una maggiore semplificazione dell’accesso alle cure;
Sviluppo di nuovi protocolli terapeutici (Pdta) e attenzione alla ricerca farmacologica;
Rafforzamento dei centri diurni e delle strutture residenziali dedicate, per offrire soluzioni differenziate e modulabili.
Particolare attenzione viene riservata anche al coinvolgimento del volontariato e dei cosiddetti centri sollievo, che forniscono supporto umano e sociale a chi assiste quotidianamente una persona affetta da demenza.
«Non possiamo limitarci al trattamento clinico – ha aggiunto Lanzarin –. Serve un lavoro culturale, di comunità. Le famiglie non devono più essere lasciate sole a cercare risposte: vanno accompagnate e guidate, non costrette a bussare a troppe porte».
Secondo l’Osservatorio Demenze dell’ISS, i casi prevalenti stimati in Veneto superano le 78 mila unità, e cresce anche il numero di diagnosi ad esordio precoce, ovvero prima dei 65 anni. I dati mostrano una netta prevalenza femminile (68%) e la quasi totalità dei pazienti (98%) ha più di 65 anni.
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