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12.09.2025 - 12:42
Foto di repertorio
La proposta di istituire presidi fissi delle Forze dell’Ordine nei Pronto Soccorso per contrastare le aggressioni al personale sanitario riaccende il dibattito sulle falle della sanità veneta. A intervenire con durezza è il consigliere regionale Andrea Zanoni, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, che punta il dito contro quello che definisce “un errore di prospettiva e di strategia”.
“Non si può pensare di risolvere un problema strutturale con un intervento repressivo – spiega Zanoni –. Le aggressioni sono il segnale evidente di un sistema al collasso, non la causa. Mettere un agente per turno nei Pronto Soccorso è come mettere un cerotto su una ferita infetta. Il vero problema è la carenza cronica di medici, infermieri e servizi territoriali”.
Il consigliere torna così a denunciare una situazione che – a suo dire – sta degenerando. In Veneto, secondo i dati riportati, ci sono quasi 700.000 cittadini privi di medico di base, e in molte zone, come nella Marca trevigiana, la guardia medica è stata chiusa da anni. A Paese, per esempio, il servizio è sospeso da quattro anni e la promessa Casa di Comunità non è mai partita, nonostante le rassicurazioni.
“È evidente che in questo contesto il Pronto Soccorso diventa l’unico sbocco possibile – continua Zanoni – anche per patologie minori. Questo sovraccarico esaspera i pazienti, crea tensioni, rallenta tutto e può sfociare in episodi violenti. Ma la colpa non è di chi sta in coda per ore, la colpa è di una sanità regionale non programmata, non potenziata, e abbandonata da anni”.
Zanoni insiste su un concetto chiave: la sicurezza del personale sanitario non passa dalla repressione, ma da una politica sanitaria seria e lungimirante. “Servono investimenti nella medicina territoriale, assunzioni, risorse per ripristinare ciò che è stato smantellato. Se si decongestionano i Pronto Soccorso, si riduce lo stress e anche il rischio di aggressioni”.
Per il consigliere di AVS, la soluzione proposta dal Direttore Generale dell’ULSS della Marca, Francesco Benazzi, è sintomo di un sistema che reagisce, ma non previene. “Le Forze dell’Ordine fanno un lavoro fondamentale, ma il loro posto non è nei corridoi di un reparto d’emergenza. Quel che serve è una sanità funzionante, non una militarizzazione delle sue crepe”.
Conclude così Zanoni: “Siamo al punto in cui lo Stato si prepara a difendersi dai suoi cittadini nei luoghi in cui dovrebbe curarli. È il momento di cambiare direzione, non di rinforzare i cancelli”.
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