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Zanoni (AVS): “Più medici, non più polizia nei Pronto Soccorso”

Il consigliere regionale attacca le politiche sanitarie della Giunta Zaia: “Le aggressioni sono il sintomo, non la causa. Serve una sanità che funzioni”

Zanoni (AVS): “Più medici, non più polizia nei Pronto Soccorso”

Foto di repertorio

La proposta di istituire presidi fissi delle Forze dell’Ordine nei Pronto Soccorso per contrastare le aggressioni al personale sanitario riaccende il dibattito sulle falle della sanità veneta. A intervenire con durezza è il consigliere regionale Andrea Zanoni, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, che punta il dito contro quello che definisce “un errore di prospettiva e di strategia”.

“Non si può pensare di risolvere un problema strutturale con un intervento repressivo – spiega Zanoni –. Le aggressioni sono il segnale evidente di un sistema al collasso, non la causa. Mettere un agente per turno nei Pronto Soccorso è come mettere un cerotto su una ferita infetta. Il vero problema è la carenza cronica di medici, infermieri e servizi territoriali”.

Una sanità al limite: liste d’attesa infinite e niente medico di base

Il consigliere torna così a denunciare una situazione che – a suo dire – sta degenerando. In Veneto, secondo i dati riportati, ci sono quasi 700.000 cittadini privi di medico di base, e in molte zone, come nella Marca trevigiana, la guardia medica è stata chiusa da anni. A Paese, per esempio, il servizio è sospeso da quattro anni e la promessa Casa di Comunità non è mai partita, nonostante le rassicurazioni.

“È evidente che in questo contesto il Pronto Soccorso diventa l’unico sbocco possibile – continua Zanoni – anche per patologie minori. Questo sovraccarico esaspera i pazienti, crea tensioni, rallenta tutto e può sfociare in episodi violenti. Ma la colpa non è di chi sta in coda per ore, la colpa è di una sanità regionale non programmata, non potenziata, e abbandonata da anni”.

“La sicurezza si garantisce con i servizi, non con i manganelli”

Zanoni insiste su un concetto chiave: la sicurezza del personale sanitario non passa dalla repressione, ma da una politica sanitaria seria e lungimirante. “Servono investimenti nella medicina territoriale, assunzioni, risorse per ripristinare ciò che è stato smantellato. Se si decongestionano i Pronto Soccorso, si riduce lo stress e anche il rischio di aggressioni”.

Per il consigliere di AVS, la soluzione proposta dal Direttore Generale dell’ULSS della Marca, Francesco Benazzi, è sintomo di un sistema che reagisce, ma non previene. “Le Forze dell’Ordine fanno un lavoro fondamentale, ma il loro posto non è nei corridoi di un reparto d’emergenza. Quel che serve è una sanità funzionante, non una militarizzazione delle sue crepe”.

Conclude così Zanoni: “Siamo al punto in cui lo Stato si prepara a difendersi dai suoi cittadini nei luoghi in cui dovrebbe curarli. È il momento di cambiare direzione, non di rinforzare i cancelli”.

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