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Bonus Nido 2025

Bonus Nido 2025 potenziato: fino a 3.600 euro per le famiglie

Dal 2026 la domanda varrà anche per gli anni successivi. Contributi fino a 3.600 euro in base all’ISEE e alla data di nascita dei figli

Bonus Nido 2025 potenziato: fino a 3.600 euro per le famiglie

Foto di repertorio

Settembre è tradizionalmente il mese delle ripartenze, soprattutto per le famiglie con bambini piccoli. E con il nuovo decreto omnibus, arriva una buona notizia per i genitori che iscrivono i figli all’asilo nido: il Bonus Nido è stato ampliato, con importi più alti e una procedura semplificata.

A partire dal 1° gennaio 2026, la domanda per il bonus non dovrà più essere ripresentata ogni anno, ma sarà valida anche per gli anni successivi, a condizione che vengano confermati i requisiti e prenotate le mensilità.

Gli importi, aggiornati dalla Legge di Bilancio 2025, variano a seconda dell’ISEE e della data di nascita del bambino:

  • Per i bambini nati dal 1° gennaio 2024:

    • ISEE minorenni fino a 40.000 euro: 3.600 euro annui

    • ISEE minorenni oltre 40.000 euro: 1.500 euro annui

  • Per i bambini nati prima del 1° gennaio 2024:

    • ISEE minorenni fino a 25.000 euro: 3.000 euro annui

    • ISEE tra 25.000 e 40.000 euro: 2.500 euro

    • ISEE oltre 40.000 euro: 1.500 euro

La domanda va presentata dal genitore che paga la retta, indicando le mensilità di frequenza da gennaio a dicembre 2025, per un massimo di 11 mesi. Le richieste saranno accolte in ordine cronologico fino a esaurimento fondi.

Il bonus copre le rette versate per nidi pubblici o privati autorizzati e, in caso di patologie gravi, anche l’assistenza domiciliare.

Sono inclusi anche:

  • Nidi e micronidi (per bambini da 3 a 36 mesi), che garantiscono cura, educazione, pasto e riposo

  • Sezioni primavera (24-36 mesi), per continuità educativa fino ai 6 anni

  • Servizi integrativi:

    • Spazi gioco (12-36 mesi, frequenza flessibile fino a 5 ore al giorno)

    • Servizi educativi domiciliari, con piccoli gruppi e assistenza continuativa

Le strutture private devono essere autorizzate dagli enti locali, rispettando standard igienico-sanitari, strutturali, pedagogici e di qualità previsti dalla normativa.

Questo provvedimento si inserisce in un più ampio tentativo di sostenere la genitorialità e promuovere la conciliazione tra vita familiare e lavoro.

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