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Solidarietà per Gaza

“Luci sulla Palestina”: flash mob davanti all’ospedale di Venezia per ricordare i sanitari uccisi a Gaza

A Venezia e in altri sei presidi veneti, una veglia di solidarietà e denuncia

Marghera in marcia per Gaza: corteo da tutto il Veneto al porto

Foto di repertorio

Un momento di silenzio, luce e memoria collettiva. È quanto accadrà giovedì 2 ottobre, alle ore 21, davanti all’ingresso dell’Ospedale di Venezia, dove si terrà un flash mob in contemporanea con oltre 100 strutture sanitarie in tutta Italia. L’iniziativa, dal titolo “Luci sulla Palestina”, nasce per ricordare i 1.677 operatori sanitari uccisi nella Striscia di Gaza negli ultimi due anni, vittime di bombardamenti mentre prestavano soccorso ai feriti o curavano malati sotto attacco.

L’evento è promosso dalla rete nazionale #DigiunoGaza insieme al collettivo Sanitari per Gaza, e rappresenta un forte gesto simbolico di solidarietà, ma anche una denuncia politica contro il silenzio e l’inazione della comunità internazionale di fronte alla crisi umanitaria in corso.

Sette ospedali veneti partecipano alla veglia

In Veneto sono sette gli ospedali ufficialmente aderenti all’iniziativa: da Belluno a Verona, passando per Treviso, Padova, Vicenza e naturalmente Venezia. I partecipanti – personale sanitario, cittadini, associazioni – sono invitati a portare una luce: una torcia, una candela, o semplicemente il cellulare acceso. L’obiettivo è illuminare simbolicamente la notte di Gaza, creando una rete luminosa che unisca idealmente tutti i presidi italiani coinvolti.

Durante il flash mob sarà letta pubblicamente la lunga lista dei nomi dei sanitari palestinesi caduti. Un gesto di memoria attiva, come lo definiscono gli organizzatori, che vuole restituire dignità e visibilità a vite spesso ignorate o cancellate dal racconto mediatico del conflitto.

“Non è solo un atto di commemorazione, ma anche un grido collettivo contro la disumanizzazione, contro l'indifferenza verso chi cura e protegge anche sotto le bombe”, affermano da #DigiunoGaza.

“Genocidio in corso e comunità internazionale assente”

Il linguaggio scelto dalla rete promotrice è esplicito: “genocidio”, “strage di innocenti”, “complicità internazionale”. Secondo i dati diffusi dal collettivo, oltre 60.000 palestinesi avrebbero perso la vita negli ultimi due anni, tra cui migliaia di bambini e centinaia di medici e infermieri. Il flash mob si configura quindi anche come un’azione di denuncia pubblica.

Il format è semplice, ma il messaggio è potente: trasformare, almeno per un momento, l’oscurità della guerra in luce condivisa. Una luce che parte dagli ospedali – simboli di cura e resistenza – per chiedere giustizia, pace e attenzione.

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