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Sapori
05.10.2025 - 12:17
Foto di repertorio
Se c’è un piatto che incarna lo spirito della cucina veneta, è senza dubbio il bigolo al ragù. Rustico, saporito, profondamente legato alla terra e alla tradizione, questo primo piatto ha attraversato i secoli senza perdere un briciolo del suo fascino, portando in tavola storia, cultura contadina e un’esplosione di gusto.
I bigoli – al singolare “bigolo” – sono una pasta lunga, simile a uno spaghetto ma più spessa e ruvida, perfetta per accogliere sughi corposi. La loro origine risale almeno al XVI secolo, quando comparvero per la prima volta sulle tavole delle famiglie veneziane e padovane. Venivano preparati con un torchio manuale, il bigolaro, ancora oggi utilizzato da alcuni artigiani e cuochi affezionati alla lavorazione tradizionale.
A differenza della pasta industriale, il bigolo ha una superficie porosa che trattiene il condimento in modo eccezionale. La sua consistenza, tenace e corposa, lo rende il perfetto alleato dei ragù più intensi.
Ma cosa rende il ragù veneto diverso dal classico ragù alla bolognese? La risposta sta tutta negli ingredienti e nella filosofia del “fare con quello che si ha”. Nella tradizione contadina veneta, infatti, il ragù non era solo a base di manzo o maiale, ma spesso includeva carni miste: anatra, oca, coniglio, e perfino frattaglie nei giorni più poveri. Il pomodoro, usato con parsimonia, serviva solo ad ammorbidire il fondo di cottura, mentre la vera base era fatta di soffritto abbondante, vino bianco e una lunga, paziente cottura.
In molte famiglie, il ragù veneto viene preparato ancora oggi come un piccolo rito domestico, cotto a fuoco basso per ore, arricchito con spezie leggere, foglie d’alloro e, talvolta, una grattugiata di formaggio grana stagionato al momento di servire.
In Veneto ogni zona ha la sua variante: nel padovano si predilige il bigolo all’anatra, nel vicentino si prepara con carni più grasse, nel veneziano si trova anche il bigolo in salsa, ovvero condito con acciughe e cipolla – un piatto di origine quaresimale, ma amatissimo ancora oggi.
Oggi, chef e trattorie stanno riscoprendo i bigoli e proponendoli con ingredienti del territorio, spesso a chilometro zero. Ma c’è anche chi, come le confraternite gastronomiche e i promotori della cucina veneta tradizionale, chiede che il bigolo venga inserito nei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) e tutelato come patrimonio identitario.
Per chi vuole assaporare un autentico bigolo al ragù, le province di Padova, Treviso, Vicenza e Rovigo offrono numerose sagre e ristoranti tipici dove gustare questo piatto nella sua forma più genuina. Uno dei luoghi simbolo è Limena (PD), dove si tiene ogni anno una festa del bigolo che richiama migliaia di appassionati.
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