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Sicurezza del personale sociosanitario: tra tecnologia, condizioni di lavoro e salari troppo bassi

Il segretario generale della FP CGIL Veneto Ivan Bernini: "Non basta la tecnologia, servono risposte concrete"

Sicurezza del personale sociosanitario: tra tecnologia, condizioni di lavoro e salari troppo bassi

Segretario generale della FP CGIL Veneto Ivan Bernini

Il personale sociosanitario continua a subire pesanti aggressioni e gravi difficoltà lavorative, ma le risposte concrete da parte delle istituzioni tardano ad arrivare. Questo il duro messaggio di Ivan Bernini, segretario generale della FP CGIL Veneto, che denuncia le inadeguatezze del sistema in merito alla sicurezza e alle condizioni economiche dei lavoratori.

Nonostante i tentativi di introdurre soluzioni tecnologiche, come body-cam e braccialetti di sicurezza, che, seppur utili, non bastano a risolvere le problematiche strutturali. “Non si può pensare che la sicurezza sul lavoro e quella economica possano essere risolte con qualche dispositivo tecnologico. La salute fisica dei lavoratori e le condizioni economiche devono essere priorità assolute,” afferma Bernini.

Sicurezza sul lavoro: il risparmio che mette a rischio la salute

Le difficoltà non si limitano solo alle aggressioni. Il personale sociosanitario è spesso esposto a condizioni di lavoro fisicamente pesanti e pericolose. Sollevare pazienti, spostare barelle o maneggiare materiali pesanti sono operazioni quotidiane, ma l’assenza di ausili adeguati mette a rischio la salute degli operatori. La carenza di strumenti necessari è la conseguenza diretta dei continui tagli alla sanità e delle politiche di risparmio che, secondo Bernini, finiscono per gravare sulle condizioni di lavoro. “La sicurezza non può essere sacrificata per fare ordine nei bilanci, a discapito della salute dei lavoratori,” sostiene il segretario della FP CGIL Veneto, chiedendo azioni immediate per proteggere l'integrità fisica del personale.

Le richieste di adeguamento degli strumenti di lavoro, come sollevatori e ausili, continuano ad essere ignorate o rinviate per motivi economici, creando un paradosso: si lamenta l’invecchiamento del personale, l’aumento delle assenze per malattia e delle richieste di permessi Legge 104, ma non si interviene sulle condizioni di lavoro.

La crisi economica: stipendi troppo bassi e fuga dei professionisti

Anche la questione salariale è al centro delle preoccupazioni. Nonostante i riconoscimenti ufficiali, come quelli della Regione e della Conferenza Stato-Regioni, che evidenziano come i salari del settore sociosanitario siano tra i più bassi d’Europa, il rinnovo contrattuale è stato insufficiente. “L’aumento stipendiale copre solo un terzo dell’incremento del costo della vita,” lamenta Bernini, sottolineando come questa realtà stia spingendo molti professionisti a fuggire dal sistema sanitario italiano.

La situazione economica, quindi, continua a deteriorarsi: “Non si può continuare a non investire nelle retribuzioni, mentre si trovano fondi per altre priorità come il riarmo o la flat tax. Questo sta creando una crisi di reclutamento, con una crescente difficoltà nell'assumere nuovi professionisti,” continua Bernini, avvertendo che l’insostenibilità di questa situazione potrebbe avere effetti disastrosi sul futuro del sistema sociosanitario.

Un’emergenza da affrontare concretamente

La sicurezza del personale sociosanitario non può essere trattata come una emergenza occasionale, che si risolve solo quando avvengono aggressioni o incidenti. Bernini conclude con un appello alle istituzioni: “La sicurezza deve essere garantita a partire da condizioni di lavoro dignitose, da adeguate politiche salariali e da investimenti reali nelle infrastrutture. Le risposte non possono più essere rimandate o ridotte a palliativi. È ora di agire concretamente per tutelare la salute e il futuro di chi ogni giorno lavora per il benessere degli altri".

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