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Curiosità
01.11.2025 - 10:11
Foto di repertorio
Il primo novembre, nel cuore dell’autunno che vira verso l’inverno, il Veneto si ferma per celebrare Ognissanti, una delle ricorrenze più sentite della tradizione cristiana e popolare. È il giorno in cui si onorano tutti i santi, ma anche il preludio alla commemorazione dei defunti, che nella cultura veneta è da sempre intrisa di rispetto, raccoglimento e una punta di poesia.
Accanto ai riti religiosi e alle visite ai cimiteri, resistono i detti popolari, autentici frammenti di saggezza contadina che uniscono il senso del sacro alla concretezza della vita di campagna. Tra un camino acceso e il profumo delle castagne, i veneti di un tempo leggevano nei proverbi la bussola delle stagioni e delle anime.
Ecco tre detti veneti che raccontano, meglio di mille parole, lo spirito del giorno di Ognissanti.
(Per San Simone e San Giuda – 28 ottobre – l’uomo si copre e la donna si aiuta).
Un modo ironico ma verissimo per dire che con la fine di ottobre arriva il freddo: l’uomo si veste più pesante, la donna inizia a sistemare la casa per l’inverno. Il proverbio, tramandato fino al giorno di Ognissanti, segna il cambio di stagione e il bisogno di prepararsi ai mesi duri che verranno.
(Santi e morti, tirate fuori le porte).
Con Ognissanti e la commemorazione dei defunti, nelle campagne venete si “chiudeva l’anno agricolo”: si rimettevano a posto gli attrezzi, si chiudevano i portoni delle stalle e si attendeva il riposo della terra. Un proverbio che unisce spiritualità e pragmatismo, segnalando la fine di un ciclo e l’inizio di un altro.
(Se a Ognissanti c’è bel tempo, di vino ne avremo in abbondanza).
L’occhio dei contadini era sempre rivolto al cielo. Secondo la tradizione, una giornata limpida il 1° novembre era buon segno per l’annata vinicola successiva. Il proverbio riflette la speranza, la fede e il legame indissolubile tra natura e destino.
Tra un ricordo e una preghiera, Ognissanti in Veneto resta una giornata di equilibrio: tra sacro e profano, tra vita e memoria, tra la fine di un tempo e la promessa di un nuovo inizio.
Perché, come diceva un vecchio contadino della Bassa Padovana:
“I morti no i torna, ma i insegna a viver ben i vivi.”
(I morti non tornano, ma insegnano ai vivi come vivere bene.)
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