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Baby gang: Bui propone un piano regionale per regole, prevenzione e comunità nel Veneto

Allarme baby gang in Veneto: regole chiare, sicurezza e una cabina di regia regionale per prevenire la devianza e ricostruire una rete educativa.

Baby gang: Bui propone un piano regionale per regole, prevenzione e comunità nel Veneto

Fabio Bui

Le baby gang sono la spia di un disagio sociale che non possiamo più ignorare. Il Veneto non è immune a questo fenomeno: servono regole chiare, sicurezza e una comunità che torni a educare.”

Così Fabio Bui, candidato alla Presidenza della Regione Veneto per Popolari per il Veneto, interviene sul tema delle bande giovanili, un fenomeno che negli ultimi mesi sta emergendo con crescente frequenza anche nelle città venete. Si moltiplicano risse, aggressioni e atti di vandalismo.

“Non possiamo limitarci a condannare – sottolinea Bui – dobbiamo capire e agire. Dietro questi comportamenti c’è spesso solitudine, disorientamento e una mancanza di punti di riferimento familiari e sociali. La risposta non può essere solo repressiva, ma educativa e comunitaria.”

Da qui la proposta di un piano regionale integrato che metta in rete forze dell’ordine, scuole, famiglie, parrocchie e mondo dello sport.

“Serve una cabina di regia regionale per coordinare prevenzione, educazione e controllo del territorio. La sicurezza non si costruisce solo con le pattuglie, ma anche con l’ascolto e l’accompagnamento dei nostri ragazzi”, afferma Bui.

  • Progetti educativi territoriali per i giovani a rischio, in collaborazione con scuole, associazioni sportive e realtà del volontariato;
  • Potenziamento dei centri giovanili e degli spazi di aggregazione positivi nei quartieri;
  • Formazione per le famiglie, con percorsi di sostegno alla genitorialità;
  • Patti locali per la sicurezza con i Comuni, per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei luoghi sensibili;
  • Un tavolo regionale permanente sulla devianza minorile, con esperti, educatori e magistrati minorili.

“Quando un ragazzo entra in una baby gang, è perché qualcuno ha smesso di ascoltarlo. Non possiamo lasciare che la rabbia e l’abbandono prendano il posto dell’educazione e del dialogo. Il Veneto deve tornare a essere una terra che educa, non che punisce soltanto”, conclude.

Il messaggio è netto: fermezza nella legalità, ma anche investimenti nella prevenzione e nella rete educativa. Un approccio che parla all’elettorato moderato e a chi crede in un Veneto capace di proteggere e includere i propri giovani.

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